Cari amici
Quello che sta succedendo in questi ultimi mesi nel fiume Argentino-Orsomarso (CS) una delle più spettacolari aree Wilderness del sud Italia ha dell’incredibile. Dopo la creazione del Parco Nazionale del Pollino pensavamo che questa valle con il suo spettacolare fiume fosse ormai al sicuro da ogni rischio di manomissione ambientale. Purtroppo, proprio dall’Ente creato “ad hoc” per la sua protezione, è arrivato il colpo di grazia, un progetto per la costruzione di 10 anzi 11 ponti (fin’ora) in cemento armato la cui realizzazione rientra in un progetto dal titolo innocuo “ripristino sentieristica luogo il Fiume Argentino”. La realizzazione di questo ha creato un cantiere a cielo aperto lungo circa 3,5 chilometri su un tratto di fiume praticamente intatto, meta fino ad ora di naturalisti provenienti da tutta l’Europa. Ora: una strada sterrata, ottenuta sfondando un sentiero che costeggia il fiume, camion che arrancano sulla camionabile portando materiale, vengono edificati piloni in cemento e calati tubi nell’alveo del fiume per l’attraversamento dei mezzi pesanti. Una massicciata con “gabbioni” compare lungo un argine per evitare il collassamento e la frana nel fiume. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Il responsabile del procedimento, nonché direttore dei lavori è l’Arch. Giuseppe Bruno, funzionario del parco del Pollino. Ora sulla camionabile ricavata da antichi sentieri percorribili fino a ieri solo a piedi, quando il cantiere è fermo, è usato da suv, fuoristrada, auto 4x4, principianti che pensano di surrogare le emozioni della Parigi-Dakar arando terreni impervi. Anche qui, non l’avremo mai creduto, è iniziata la penetrazione degli automezzi preludio alla trasformazione di quest’area annoverata dai padri fondatori dell’AIW Italia negli anni ’80 come una delle aree Italiane assolutamente da salvaguardare. Grazie ad un progetto ideato e messo in opera dall’Ente Parco Nazionale del Pollino che, ironia della sorte, dovrebbe tutelare, difendere, salvaguardare, tutte parole che sono state sostituite da una sola: “valorizzazione” e che inevitabilmente finirà per collocare una bella “pietra tombale” su quella che “era, la Valle dell’Argentino”.
Quella che per noi naturalisti del sud è sempre stata fonte di forti emozioni per i suoi scenari mozzafiato si avvia a diventare, se tutto va bene, grazie ai fondi europei, una banale area pic-nic.
Il delegato dell’AIW Salerno
Alfonso Apicella
- segue l'esposto inviato a: Soprintendenza Beni Ambientali, Regione Calabria - Dipartimento Politiche dell’Ambiente, Commissione Europea.
che trovate anche in allegato.
Salerno, 22 gennaio 2011
Oggetto: Continua la lenta agonia del fiume Argentino – Orsomarso (Cs).
La Valle del fiume Argentino “era” una delle aree Wilderness più interessanti del Sud Italia, senz’altro la più bella della Provincia di Cosenza. Oggetto di studi da parte di questa Sezione AIW-Campania, viene periodicamente visitata da nostri soci e appassionati di natura per scattare foto, ripulirla dai rifiuti lasciati da escursionisti, per studiare l’avifauna.
L’allarme scatta a fine settembre 2010, veniamo a conoscenza che sono in corso “lavori” non meglio specificati. Vengono visti camion risalire e attraversare il fiume su piste camionabili ottenute allargando i vecchi sentieri, vengono scattate numerose foto.
Il 5 ottobre 2010, parte un esposto al Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Orsomarso (Cs) segnalando la messa in opera lungo il fiume di piloni in cemento armato (ne conteremo ventuno per un totale di dieci ponti da costruire) nell’alveo del fiume Argentino vengono collocati pesanti tubi per consentire l’attraversamento di camion. Viene fotografata una strada di cantierizzazione parallela al fiume.
Il 6 ottobre 2010, su segnalazione al Parco Nazionale del Pollino (di cui la Valle del Fiume Argentino fa parte) da parte di “Italia Nostra del Pollino” il signor Annibale Formica direttore dell’Ente Parco dichiara testualmente “le preoccupazioni espresse da Italia Nostra e da altre associazioni ambientaliste sono già all’attenzione del mio ufficio”. Purtroppo da ricerche fatte dall’AIW Campania scopriamo che il progetto “Ripristino dei sentieri nella Valle del fiume Argentino, Comune di Orsomarso, (Cs), è dello stesso Parco.
8 ottobre 2010, viene inviata una informativa al Capo del Corpo Forestale con sede in Roma, ing. Cesare Patrone, sulle gravi manomissioni che stanno avvenendo nell’Argentino, visto che l’Ufficio per la Tutela della Biodiversità (UTB) di Cosenza è a conoscenza dei lavori e che la Valle dell’Argentino è Riserva Naturale dello Stato in gestione ai competenti uffici del CFS (Corpo Forestale dello Stato). Le ruspe intanto avanzano sempre più nell’interno.
11 ottobre 2010, un dossier particolareggiato viene inviato al Ministro per l’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, on. Stefania Prestigiacomo, da parte dell’AIW Campania. I lavori proseguono frenetici e l’area denominata “Povera Mosca “ ormai è un cantiere a cielo aperto.
15 ottobre 2010, il progetto di sfasciare l’Argentino è dell’arch. Giuseppe Bruno, funzionario dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.
26 ottobre 2010, il Ministero per l’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare – Ufficio Protezione della Natura nella persona del dr. Alessandro La Posta si interessa al caso e chiede informazioni su cosa stia succedendo.
3 novembre 2010, l’AIW di Salerno, Sezione da sempre presente nel Parco Nazionale del Pollino, anche per i gravissimi danni inferti al fiume Argentino chiede al Ministro per l’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare il commissariamento dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.
17 novembre 2010, in risposta al Ministero (26 ottobre 2010) l’Ente Parco risponde in merito ai lavori e rimanda alla relazione del responsabile del procedimento, funzionario dell’Ente, arch. Giuseppe Bruno.
3 dicembre 2010, a seguito dell’ennesimo sopralluogo vediamo che nulla è stato fatto e che addirittura i piloni sono stati edificati anche su un affluente del fiume Argentino.
13 dicembre 2010, un ulteriore sopralluogo evidenzia come i tubi collocati nell’alveo del fiume per consentire il passaggio di camion sono stati rimossi creando grosse voragini, di fatto i pesanti automezzi ora attraversano direttamente l’alveo del fiume rimuovendo la ghiaia, danneggiando la bentofauna e intorbidendo l’acqua, questa da sempre cristallina oggi presenta un colore grigio sporco.
27 dicembre 2010, ormai il cantiere si sviluppa su una lunghezza di oltre 3,5 chilometri, il vecchio sentiero a tutti gli effetti è ormai una strada, vediamo tracce di fuoristrada ovunque, ormai la presenza umana con questi mezzi è incontrollabile. Questo aumento di presenza umana rende fortemente a rischio la presenza della coppia di Aquile reali nidificante a breve distanza dai lavori.
6 gennaio 2011, il cantiere è fermo, le ferite inferte sono sempre più visibili, è stata realizzata una sponda artificiale con gabbioni in rete metallica al fine di contenere lo smottamento della riva del fiume prima intatta. Continua la lenta ma costante penetrazione dei fuoristrada in aree prima accessibili solo a piedi.
A tutt’oggi nessuno di questi Enti da noi allertati ci ha comunicato nulla in difesa di quella che era l’Area Wilderness meglio conservata e tra le più belle del Sud Italia, tanto da essere inserita nella documentazione statutaria dell’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW), Ente Morale ed ONLUS, al punto 3 è citata espressamente.
A nostro avviso a prescindere dalla conformità o meno dell’intervento alle misure di salvaguardia e di tutela ambientale è da verificare se sia stata autorizzata la cantierizzazione delle opere nel modo scellerato in cui è stato effettivamente realizzato. A tale proposito si allegano foto relative ai vari momenti di operatività del cantiere come la messa in opera nell’alveo del fiume dei tubi, dei piloni e degli sbancamenti causati da tali opere. Proprio sulla cantierizzazione è stato inoltrato l’esposto al Comando Stazione Forestale di Orsomarso. Resta il fatto che per come vengono condotti i lavori vi è una incidenza negativa sull’ambiente tutelato.
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