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Come la biodiversità "a tutti i costi" e lo sfruttamento turistico porteranno l'orso marsicano sulla via dell'estinzione - ORSO BRUNO MARSICANO Il pasticcio di Campoli Appennino


ORSO BRUNO MARSICANO
Il pasticcio di Campoli Appennino


Si inaugurerà domani la cosiddetta “fossa dell’orso” a Campoli Appennino, una delle più caratteristiche doline del centro Italia, super-vincolata dai beni ambientali di Stato e Regione Lazio, che però è stata stravolta per trasformarla in un “bene turistico”, sperando che tale si riveli veramente e non, invece, uno spreco di danaro pubblico abbinato al danno ambientale ormai commesso; danno ambientale che avrebbe ottenuto anche il beneplacito dell’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo che a suo tempo ne curò la realizzazione, per poi cederne la gestione diretta al Comune.
A cose fatte, che almeno questa funzione turistica abbia successo; se non altro servirà ad allontanare dalle montagne e dalle foreste del Parco quei turisti che, soddisfacendosi della vista dell’orso dai più comodi punti di osservazione sulla dolina, non andranno a disturbarlo nei suoi recessi montani più nascosti.
Sorgono però alcuni dubbi, che sarebbe bene che l’Ente Parco chiarisse all’opinione pubblica. Dubbi che mi permetto di avanzare in quanto sono interessato da sempre alla protezione di questo fantastico animale per il quale si fa sempre troppo poco per la sua protezione e molto, invece, per sfruttarlo turisticamente (col rischio di portarlo all’estinzione... per troppo amore!).
Perché i giornali, si presuppone sulla base di comunicati stampa emessi dall’ente Parco, ci parlano di “Orso bruno marsicano maschio (di nome Abele)”, quando per quanto finora noto a tutti, in cattività esisterebbero solo due Orsi bruni marsicani, un maschio ed una femmina, di nome “Sandrino” l’uno e “Yoga” l’altra, orsi entrambi detenuti nel recinto di Villavallelonga? Da dove salta fuori ora quest’altro Orso bruno marsicano maschio, “con provenienza da Pescasseroli” (sempre secondo la stampa)? È Sandrino, al quale è stato magari cambiato nome e trasferito prima da Villavallelonga Pescasseroli, o è un altro esemplare? E se è un altro esemplare, quando e dove è stato catturato per essere messo in cattività?
Ma c’è anche un altro problema: se mai risultasse vera l’origine dell’orso “Abele” dal ceppo genetico “marsicano”, è stato considerato il rischio (probabilità) che si accoppi con la femmina che (sempre secondo la stampa) “sta per arrivare dalla Sicilia” e che apparterrebbe al “ceppo genetico balcanico”? Che cosa si farà dei cuccioli bastardi che nasceranno? Saranno un problema, un grosso problema. Un problema anche se il supposto maschio “marsicano” marsicano poi non fosse affatto.
Se non il Comune, che certamente non ha competenza in materia (e  che per scopi turistici ovviamente si augurerebbe la nascita di cuccioli), almeno le autorità del Parco si sono poste questo problema, e come intenderebbero risolverlo?
Quale primo studioso di quest’animale e molto sensibile al problema della conservazione della popolazione autoctona dell’Orso bruno marsicano mi permetto di consigliare non l’immissione di una femmina, ma caso mai di un altro maschio, se proprio si vorrà dare compagnia ad “Abele”.
L’Orso bruno marsicano ha già tanti problemi in natura, non creiamone altri dando vita ad una stirpe di orsi bastardi in cattività solo per soddisfare il solito turismo!
L’Ente Parco, che tanta serietà genetica e di gestione faunistica va ricercando quando tratta col mondo della caccia di problemi relativi al prelievo di cinghiali e caprioli all’esterno dell’area protetta, dovrebbe stare molto attento ad innescare problemi poi difficilmente risolvibili.
A meno che non si voglia già cominciare a predisporre le cose per giustificare poi la introduzione nel Parco di questi orsi, come scusa per rinsanguare la popolazione naturale sempre più in declino; si verificherebbe, però, in questo caso, un fatto che lo scrivente già da molti anni aveva previsto a futura memoria, come ultima soluzione al problema dell’Orso marsicano! Un fatto che farà la gioia degli studiosi, i quali dalle ricerche sugli ultimi orsi marsicani, passeranno a quelle per operazioni di introduzioni di esemplari esterni; come d’altronde è avvenuto nelle Alpi e come sta per avvenire nei Pirenei! Ma in questo caso sarebbe gravissimo il fatto che mentre non si è fatto nulla per salvare la popolazione originaria, si vorrebbe un domani ricominciare con gli stessi giochi a ricrearne una nuova. Dio non voglia che si debba verificare anche in Abruzzo il fenomeno del Lupo nelle Alpi: “un orso qualsiasi pur che ci resti l’orso”. Sarebbe la più grande sconfitta di tutte le autorità che da oltre quarant’anni si sono succedute alla gestione del Parco Nazionale d’Abruzzo, senza che nessuna abbia saputo prendere quei provvedimenti necessari (seppure anche impopolari) atti a salvare l’animale per cui il Parco fu istituito nel lontano 1923!


                                                                                                                          IL SEGRETARIO GENERALE
                                                                                                          F.to Franco Zunino

Murialdo, 19 Settembre 2010




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