La tutela dell'orso bruno marsicano è una delle missioni che l'AIW sta portando avanti da anni. Purtroppo è recentemente avvenuta la scomparsa di altri due esemplari proprio in questi giorni, una madre col suo piccolo. Franco Zunino, uno dei primi studiosi dell'orso marsicano ed uno dei pionieri della sua conservazione, commenta l'accaduto proponendo strategie ed interventi concreti che possano dare un futuro alla sopravvivenza di questa specie, sempre più minacciata. L'orso bruno si ritrova nel logo dell'Associazione Italiana Wilderness. Tutelarlo e difenderlo rappresenta una delle nostre più importanti missioni. L'orso è il simbolo stesso di quella natura primitiva e selvaggia sempre più invasa dalla civiltà umana... con la sua progressiva scomparsa le terre d'Abruzzo non sarebbero più le stesse. Sarebbero montagne molto più malinconiche, povere e vuote, perchè spoglie delle orme di questo grande predatore, che rappresenta per gli abruzzesi e per tutti noi anche un importante valore d'affermazione identitaria...
Saverio De Marco, Wilderness Italia
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Ancora orsi morti
Erano nati dieci cuccioli d’orso, in Abruzzo, nel 2008, ed altri sei nel 2009. Tutti si erano illusi che fossero segni di una ripresa, quando in realtà rientravano solo nella norma, con una natalità variabile di anno in anno come sempre avviene in natura tra le popolazioni d’animali (ma anche in campo vegetale). Tutti illusi che quei 16 cuccioli sarebbero giunti all’età adulta, quando è notorio l’alto tasso di mortalità giovanile di questa specie, a fronte del baso indice di natalità. Infatti, di essi, forse solo la metà, o anche meno, giungeranno all’età adulta; ignorando, poi, la naturale (ma anche incidentale) mortalità di individui già adulti. Ed ecco, dopo la notizia delle morti dello scorso anno (almeno due esemplari), quella di due orsi annegati accidentalmente in una vasca per l’approvvigionamento di acque a sostegno della pastorizia d’alta quota: una femmina con un piccolo annegati per l’impossibilità di uscire dalla vasca in cui si sono buttati, forse per dissetarsi, in una zona notoriamente scarsa d’acque sorgive (ridicola l’ipotesi di una morte per un incauto “gioco” del cucciolo riportata dai soliti giornalisti antropocentrici!). Un incidente, è vero, ma anche un incidente causato dall’incuria dell’uomo e dalle sue alterazioni, perché quella vasca avrebbe dovuto avere una copertura che invece non aveva, in una delle zone più selvagge del pre-parco, nella Serra Lunga marsicano, dove un tempo c’erano solo sorgenti e nevai. Due orsi morti, che però ne configurano tre, perché è ovvio che un secondo cucciolo era già morto in precedenza (gli orsi partoriscono sempre due piccoli, ed eccezionalmente tre); ma anche un danno ben superiore se si pensa che si trattava di due femmine. Sintomatico notare il fatto che benché la colpa non fosse addossabile ai cacciatori, quasi sempre colpevolizzati anche quando non c’entrano nulla, alcuni giornali hanno trovato comunque il modo di prendersela con questa categoria, facendo cronistorie inesatte se non del tutto inventate per addossare a loro la morte dei tanti, troppi, orsi marsicani degli ultimi decenni. Questo, mentre le motivazioni per la rarefazione di questo fantastico animale sono ben altre. Difatti, negli ultimi decenni ben pochi degli orsi ritrovati morti possono essere addebitati all’attività venatoria, legale o illegale che sia. Eppure da tutte le autorità, dal mondo cosiddetto scientifico e dal movimento ambientalista, sempre è solo di ampliamento del Parco e di chiusura della caccia si sente parlare, come soluzioni atte a far aumentare la popolazione di questo animale, mentre servirebbe un larga ripresa delle coltivazioni nei fondovalle, un severo controllo del turistico escursionistico, una preservazione dell’habitat sempre più eroso da progetti di “consumo del territorio” (centrali eoliche e fotovoltaiche in primis), una drastica riduzione dei competitori alimentari quali sono i cinghiali (ma anche disturbatori ambientali, quale è il cervo), una incentivazione dell’allevamento ovino ed una riduzione di quello bovino ed equino estraneo all’antico mondo pastorale dell’Abruzzo (e comunque con un pronto ed equo indennizzo dei danni, che invece è tale solo sulla carta).
Ad ogni moria di individui di orso, ecco che tutti si allarmano, ecco che tutti propongono le soluzioni più disparate, mettendo spesso in pratica iniziative o inutili o di effetti di lunghissima data (come le piantagioni di meleti), ecco che le stesse autorità ed il mondo scientifico ritengono inutili iniziative ovvie come la ripresa delle coltivazioni o l’incremento della pastorizia ovina, o, peggio, continuano lo sperpero di danaro per inutili ricerche di biologia e tentativi di censimento: come se contare gli orsi fosse propedeutico alla crescita della popolazione! Sempre con il solito unico nemico da abbattere: il cacciatore! Ci auguravamo di non sentire anche questa volta il solito ritornello, e che quei provvedimenti veramente indifferibili più sopra elencati cominciassero seriamente ad essere presi senza guardare in faccia ai troppi interessi locali, affatto urgenti ed affatto necessari. Invece, niente o ben poco di tutto questo. E così assistiamo ogni anno da una parte ad una conta degli orsi vivi seguite da entusiastici annunci per natalità che rientrano nella norma (quando non sono inferiori a quelle che sarebbero necessarie), e dall’altra di una conta di quelli morti con i soliti annunci allarmistici volti più a difendere interessi di potere che non realmente l’Orso bruno! Ma il problema non è stabilire come siano morti questi ultimi orsi (sempre con la speranza di trovare segni di atti di violenza riferibili al mondo della caccia, come si è letto sui giornali!), ma evitare che ne muoiano altri e che si continui a perdere vitali metri quadrati del loro habitat.[ IL SEGRETARIO GENERALE Murialdo, 14 Giugno 2010 F.to Franco Zunino]
Saverio De Marco, Wilderness Italia
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Ancora orsi morti
Erano nati dieci cuccioli d’orso, in Abruzzo, nel 2008, ed altri sei nel 2009. Tutti si erano illusi che fossero segni di una ripresa, quando in realtà rientravano solo nella norma, con una natalità variabile di anno in anno come sempre avviene in natura tra le popolazioni d’animali (ma anche in campo vegetale). Tutti illusi che quei 16 cuccioli sarebbero giunti all’età adulta, quando è notorio l’alto tasso di mortalità giovanile di questa specie, a fronte del baso indice di natalità. Infatti, di essi, forse solo la metà, o anche meno, giungeranno all’età adulta; ignorando, poi, la naturale (ma anche incidentale) mortalità di individui già adulti. Ed ecco, dopo la notizia delle morti dello scorso anno (almeno due esemplari), quella di due orsi annegati accidentalmente in una vasca per l’approvvigionamento di acque a sostegno della pastorizia d’alta quota: una femmina con un piccolo annegati per l’impossibilità di uscire dalla vasca in cui si sono buttati, forse per dissetarsi, in una zona notoriamente scarsa d’acque sorgive (ridicola l’ipotesi di una morte per un incauto “gioco” del cucciolo riportata dai soliti giornalisti antropocentrici!). Un incidente, è vero, ma anche un incidente causato dall’incuria dell’uomo e dalle sue alterazioni, perché quella vasca avrebbe dovuto avere una copertura che invece non aveva, in una delle zone più selvagge del pre-parco, nella Serra Lunga marsicano, dove un tempo c’erano solo sorgenti e nevai. Due orsi morti, che però ne configurano tre, perché è ovvio che un secondo cucciolo era già morto in precedenza (gli orsi partoriscono sempre due piccoli, ed eccezionalmente tre); ma anche un danno ben superiore se si pensa che si trattava di due femmine. Sintomatico notare il fatto che benché la colpa non fosse addossabile ai cacciatori, quasi sempre colpevolizzati anche quando non c’entrano nulla, alcuni giornali hanno trovato comunque il modo di prendersela con questa categoria, facendo cronistorie inesatte se non del tutto inventate per addossare a loro la morte dei tanti, troppi, orsi marsicani degli ultimi decenni. Questo, mentre le motivazioni per la rarefazione di questo fantastico animale sono ben altre. Difatti, negli ultimi decenni ben pochi degli orsi ritrovati morti possono essere addebitati all’attività venatoria, legale o illegale che sia. Eppure da tutte le autorità, dal mondo cosiddetto scientifico e dal movimento ambientalista, sempre è solo di ampliamento del Parco e di chiusura della caccia si sente parlare, come soluzioni atte a far aumentare la popolazione di questo animale, mentre servirebbe un larga ripresa delle coltivazioni nei fondovalle, un severo controllo del turistico escursionistico, una preservazione dell’habitat sempre più eroso da progetti di “consumo del territorio” (centrali eoliche e fotovoltaiche in primis), una drastica riduzione dei competitori alimentari quali sono i cinghiali (ma anche disturbatori ambientali, quale è il cervo), una incentivazione dell’allevamento ovino ed una riduzione di quello bovino ed equino estraneo all’antico mondo pastorale dell’Abruzzo (e comunque con un pronto ed equo indennizzo dei danni, che invece è tale solo sulla carta).
Ad ogni moria di individui di orso, ecco che tutti si allarmano, ecco che tutti propongono le soluzioni più disparate, mettendo spesso in pratica iniziative o inutili o di effetti di lunghissima data (come le piantagioni di meleti), ecco che le stesse autorità ed il mondo scientifico ritengono inutili iniziative ovvie come la ripresa delle coltivazioni o l’incremento della pastorizia ovina, o, peggio, continuano lo sperpero di danaro per inutili ricerche di biologia e tentativi di censimento: come se contare gli orsi fosse propedeutico alla crescita della popolazione! Sempre con il solito unico nemico da abbattere: il cacciatore! Ci auguravamo di non sentire anche questa volta il solito ritornello, e che quei provvedimenti veramente indifferibili più sopra elencati cominciassero seriamente ad essere presi senza guardare in faccia ai troppi interessi locali, affatto urgenti ed affatto necessari. Invece, niente o ben poco di tutto questo. E così assistiamo ogni anno da una parte ad una conta degli orsi vivi seguite da entusiastici annunci per natalità che rientrano nella norma (quando non sono inferiori a quelle che sarebbero necessarie), e dall’altra di una conta di quelli morti con i soliti annunci allarmistici volti più a difendere interessi di potere che non realmente l’Orso bruno! Ma il problema non è stabilire come siano morti questi ultimi orsi (sempre con la speranza di trovare segni di atti di violenza riferibili al mondo della caccia, come si è letto sui giornali!), ma evitare che ne muoiano altri e che si continui a perdere vitali metri quadrati del loro habitat.[ IL SEGRETARIO GENERALE Murialdo, 14 Giugno 2010 F.to Franco Zunino]
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