Orso marsicano, foto di A. Liberatore. |
POVERO ORSO MARSICANO, IN CONTINUA FUGA!
Continuano le notizie negative sull’Orso marsicano, che autorità e semplici cittadini (questi ultimi il più delle volte per ignoranza ed in buona fede), trasformano in positive. Anche il recente avvistamento di un orso praticamente a ridosso del centro storico dell’abitato della città di Sora (Frosinone) rientra tra queste.
La fuga degli orsi dal Parco Nazionale d’Abruzzo prosegue (e dura da quasi 40 anni!), con esemplari avvistati sempre più lontano ed in posti sempre più improbabili (come il colle di S. Casto, sovrastante la città di Sora), ma nessuna autorità si muove per fare qualcosa di veramente utile e positivo per salvare quest’animale dal sempre più prossimo al rischio di estinzione (solo il Parco ci sta provando, ma con continui stop and go).
Conoscenza e senso pratico di ex guardiaparco, di pastori e abitanti locali valgono spesso più di tanti studi, più di radiocollari (catture, satelliti e GPS) e di inutili piantagioni di alberi da frutto domestici e selvatici, di cartellonistica per turisti, di analisi e DNA, di vaccinazioni, per non dire di convegni ed incontri tecnici (quest’anno ce ne sono già stati diversi), di associazioni, comitati e “amici”; e chi più ne ha più ne metta. Intanto l’orso è andato a “bussare” alle porte di Sora, e non era mai successo prima!
Gli “esperti” (non mancano mai in questo Paese!) hanno stabilito che per salvare l’orso bisogna impedire che non ne muoiano altri (la scoperta dell’acqua calda, ma costata già oltre 13 milioni di euro! A proposito, non è forse il caso di cominciare a dire: tutti a casa questi studiosi!? O la spending review per loro non vale?). E, per impedirlo, cosa bisogna fare se non continuare a proporre limitazioni alla caccia? E’ infatti questa la solita grandiosa proposta che aleggia regolarmente e ad ogni inizio di stagione venatoria, per non dire di ancora altri convegni ed altre ricerche; ed i politici delle Regioni interessate, subito tutti posti a tappetino ad eseguire, speranzosi che ciò basti per salvare l’orso, pur di non dover prendere quei provvedimenti drastici ed impopolari (almeno alcuni) che invece risolverebbero il problema alla radice. Perché, se è giusto studiare le cause e concause ad ogni morte di orso, anche sarebbe il caso di cominciare ad andare alla radice del problema, al perché delle fughe, degli sbandamenti, della presenza sempre più frequente e lontana di orsi in zone non protette ed addirittura urbanizzate e/o coltivate, come la Piana del Fucino, la Val Comino e... finanche Sora! Per non dire di quelli nei centri urbani dei Paesi del Parco (l’ultimo caso è successo nei giorni scorsi a Pizzone, nel Molise).
Ci potremmo inventare anche noi tante cose da dire e proporre per risolvere il problema, sempre nuove e mai risolutive come fanno altri (più presi ad inventarsi soluzione che nessuno abbia ancora proposto e che li metta in luce), ma preferiamo limitarci al concreto delle cose, e quindi ribadire:
1. Severo controllo turistico, con chiusura assoluta a tutti, di non pochi territori selvaggi da riservare all’orso, senza deroghe di sorta.
2. Coltivazione cospicua di terreni agricoli, oggi in abbandono, con colture a perdere, da difendersi con la realizzazione di “Recinti Finamore”.
3. Incentivazione della pastorizia ovina, oggi sempre più abbandonata e/o proibita, possibilmente con iniziative di diretta gestione da parte degli apparati pubblici.
4. Controllo severo, con drastica riduzione delle presenze, del cinghiale (ma anche del cervo) nella zona del Parco e nelle sue aree circostanti.
5. Blocco assoluto ad ogni progetto di sviluppo urbanistico al di fuori delle zone abitate e abitabili (ovvero zone D del Parco) nell’area di habitat primario.
Non è dichiarando che l’attuale numero di orsi presenti nel Parco sia ottimale (cercando così sconfessare il fatto che la popolazione sia diminuita, asserendo che sempre pochi ce ne sono stati – ma senza mai spiegare le ragioni per cui un tempo chi frequentava il Parco trovava tracce di orsi ovunque, mentre oggi le trova assai di rado o quasi mai –, trasformando una sconfitta in vittoria), che si salverà l’orso marsicano; né lo salveranno quei noti giornalisti – ma anche ambientalisti – che da anni con articoli e libri lucrano invitando la gente ad andarlo a scovare per osservarlo e fotografarlo – dando così un bell’aiuto a chi su queste escursioni ci campa..., ed un calcio nei denti al povero orso sempre più disturbato nei suoi recessi!
Non è facendo irritare pastori ed allevatori non pagando, o pagando male e tardi, i danni al bestiame da animali predatori, che si eviteranno le strane morie per avvelenamento. O si pretende di mettere il sale sulla coda ai “delinquenti” con controlli sempre più severi (ed impossibili!) affinché ad ogni danno subito essi abbassino la testa e tacciano pagando di tasca loro ciò che dovrebbe pagare lo Stato?
Né salveranno l’orso quelli che ad ogni piè sospinto continuano a chiedere di allargare il Parco Nazionale e/o di costituirne altri, ovvero di chiudere sempre più territori alla caccia, e tanto meno chi – tanto per darsi un compito, e magari un guadagno – li vorrebbe far riprodurre in cattività (per poi farne che?).
Di questo passo, questi “esperti” si troveranno un giorno non troppo lontano tutti riuniti attorno all’ennesimo tavolo di una conferenza a disquisire del perché e del per come l’Orso si sia estinto (qualcuno magari ancora godendo di emolumenti di qualche progetto Life!).
I problemi si risolvono andando alla loro fonte, non con iniziative palliative che curano i sintomi ma non le cause che li creano.
Murialdo, 23 Giugno 2013
Franco Zunino
Segretario Generale dell’AIW
già primo studioso “sul campo” dell’Orso bruno marsicano
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