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Tagli boschivi nel Pollino: prima conservare, poi promuovere

Mi è capitato a fine maggio di compiere escursioni con amici in una delle zone più belle, più frequentate  e purtroppo più oltraggiate del Parco Nazionale del Pollino. Lungo il sentiero che da Vaquarro porta  a Gaudolino, ripetiamolo, una delle zone esclusive del Parco, il cuore del Pollino, mi è capitato di osservare gli effetti degli ultimi tagli forestali nelle proprietà dei Palombaro.  Nel bosco, oltre ai tronchi tagliati, son balzati agli occhi i cartelli, non ancora rimossi, con su scritto "proprietà privata" o "vietato l'ingresso". Va detto che i tagli sono stati effettuati rispettando prescrizioni indicate dall'Ente Parco; va detto che la faggeta di cui parliamo è stata da sempre sfruttata, quindi il taglio non è tutto sommato molto grave, se si pensa che diraderà il bosco. Allora qual è il problema? Il problema, più che ecologico in senso stretto è riferito ad una questione di livello percettivo: chi visita una zona come quella delle faggete che delimitano i crinali rocciosi del Monte Pollino, non dovrebbe vedere, in un PARCO NAZIONALE, appunto, cartelli indicanti una proprietà privata, cantieri forestali aperti percorsi da mezzi meccanici o segni evidenti di alberi abbattutti. Nelle zone più selvagge di un Parco la natura dovrebbe essere finalmente lasciata in pace, forever wild, non gestita con criteri "silvicolturali" come un qualsiasi bosco anonimo. Il problema è che forse sul Pollino non si è mai fatta un'opera di vera conservazione. La colpa ovviamente non è solo dell'attuale amministrazione del Parco, visto che anche le scorse amministrazioni, pur ricevendo lauti fondi pubblici, li hanno utilizzati per tutto, tranne che per allargare il patrimonio pubblico forestale del Parco, con acquisti, indennizzi o contratti d'affitto rivolti ai proprietari privati dei boschi, come AIW da tempo sostiene (unica associazione ambientalista forse a farsi promotrice di tale metodo conservazionista). Lo stesso problema si è ripetuto nel caso della slavina di Serra del Prete di qualche anno fa (vedi mio articolo, pubblicato anche su Apollinea), un fenomeno che avrebbe dovuto essere studiato e visitato per la sua bellezza selvaggia mentre invece è stato degradato ad un accumulo di legna morta da prelevare, con tanto di autorizzazione data ai proprietari privati e con tanto di riapertura di vecchie piste di esbosco. Qui non si contesta la legittimità dei tagli boschivi o delle richieste dei proprietari, si contestano le deficienze in campo conservazionista delle politiche dell'Ente Parco, nella figura dell'attuale dirigenza come delle vecchie amministrazioni. Leggo spesso notizie inerenti alla promozione turistica del Parco, eventi, fiere, mostre ecc. Belle cose, non c'è che dire. Ma una promozione seria del patrimonio ambientale del Pollino è imprescindibile da una sua oculata gestione e conservazione!

Saverio De Marco
Vicepresidente AIW, Associazione Italiana Wilderness





foto by Indio (scattate in maggio 2013)

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