esempio di sentiero deturpato da catene e ipersegnalazioni - foto by Indio
articoli tratti da www.wilderness.it
Quando la montagna è demonizzata
Si può morire ovunque, ma la morte diventa notizia giornalistica soprattutto se si muore in montagna. Le ragioni di ciò non sono chiare, se non nel fatto che ogni morte al fuori della normalità (malattia, incidenti stradali, guerre) diventa una notizia. Nulla di strano; i giornalisti fanno il loro mestiere e devono vendere il prodotto dando al cliente quello che il cliente richiede, e più le notizie sono strane od insolite più si “vendono”. Ecco la ragione per cui se uno muore in montagne si merita la prima pagina, mentre se dieci muoiono in autostrada, questi morti non meritano neppure un rigo. Purtroppo così facendo si demonizza sempre più la montagna, e si spingono i cittadini/lettori a far pressioni sulle autorità affinché provvedano a far sì che queste morti non succedano più. Mentre è del tutto normale che avvengano, visto che andare in montagna, specie se si intende la montagna come meta da conquistare con spericolate scalate, inevitabilmente significa rischio di incidenti e di morte. Il problema è che l’opinione pubblica poi non accetta queste morti, mentre accetta quelle sulle autostrade, e quindi spinge sempre più le autorità verso iniziative di addomesticamento e “messa in sicurezza” di luoghi selvaggi, magari aprendovi strade, attrezzando sentieri e costruendo rifugi ovunque. Prima dell’epoca dei cellulari il CAI propugnò addirittura la diffusione di colonnine SOS da distribuirsi su tutte le montagne (e alcune furono anche installate)!
Un esempio: nell’agosto dello scorso anno ci furono diversi incidenti in montagna (d’altronde come ogni anno), ebbene, molti quotidiani dedicarono pagine intere a questi incidenti, mentre nelle stesse pagina venivano magari sminuite con semplici trafiletti le ben più tragiche morti sulle strade. Esempio: tre quarti di pagina a due incidenti montani contro un quarto di pagina per ben cinque vittime stradali per un inversione sbagliata!
Intanto negli USA hanno invece sancito il “diritto al rischio”. Perché andare in montagna significa affrontare un rischio, e chi ama la montagna ama anche il rischio: se gli si toglie il rischio, gli si toglie il cinquanta per cento del piacere e dello spirito d’avventura che spinge tanti alle montagne. In quel paese c’è addirittura chi ha proposto che tale diritto non solo sia garantito, ma anche che sia proibito ogni intervento pubblico per recuperare turisti in difficoltà da parte degli organismi che gestiscono le aree protette.
Parco Nazionale della Sila. Il CAI e l’addomesticamento dei sentieri
Che il CAI si occupi della sentieristica è cosa nota. Sta nel suo statuto, volto alla valorizzazione e conoscenza della montagna. Ma che si punti ad un addomesticamento vero e proprio della montagna ci sembra una cosa un po’ esagerata. Un conto sono i sentieri (ci sono sempre stati, li tracciano anche gli animali), ma che si trasformino questi sentieri in quasi vere e proprie strade o stradelle, beh, forse è un po’ troppo! Forse non è proprio quello che si auspica per dei sentieri che attraversano aree protette. Eppure, se si legge quanto è stato previsto nell’accordo sottoscritto tra il Gruppo Regionale CAI Calabria ed il Parco Nazionale della Sila, c’è da spaventarsi: «La principale finalità di tale progetto è di rendere fruibili i sentieri non solo ad una utenza più o meno esperta, ma anche a chi si avvicina per la prima volta al mondo dell’escursionismo.
La segnaletica utilizzata sui percorsi sarà realizzata rispettando le convenzioni internazionali del CAI, indicando quindi, il livello di difficoltà del tracciato, i tempi di percorrenza, la presenza dei luoghi di particolare interesse, i punti di rifornimenti per acqua, ecc. E’ prevista una doppia numerazione per ogni sentiero: la prima segue la numerazione del Catasto Nazionale dei Sentieri del CAI, l’altra indica il corrispondente numero di sentiero del Parco Nazionale della Sila. Lungo il tracciato dei sentieri saranno posizionati delle tabelle segnavia, riportanti indicazioni del percorso da seguire e posizionate in prossimità dei bivi, e tabelle indicanti la denominazione delle località e la quota corrispondente». Pazzesco! L’addomesticamento totale della montagna! L’annullamento totale di ogni sensazione di solitudine, di scoperta, di mistero!
La segnaletica utilizzata sui percorsi sarà realizzata rispettando le convenzioni internazionali del CAI, indicando quindi, il livello di difficoltà del tracciato, i tempi di percorrenza, la presenza dei luoghi di particolare interesse, i punti di rifornimenti per acqua, ecc. E’ prevista una doppia numerazione per ogni sentiero: la prima segue la numerazione del Catasto Nazionale dei Sentieri del CAI, l’altra indica il corrispondente numero di sentiero del Parco Nazionale della Sila. Lungo il tracciato dei sentieri saranno posizionati delle tabelle segnavia, riportanti indicazioni del percorso da seguire e posizionate in prossimità dei bivi, e tabelle indicanti la denominazione delle località e la quota corrispondente». Pazzesco! L’addomesticamento totale della montagna! L’annullamento totale di ogni sensazione di solitudine, di scoperta, di mistero!
Per favore, che almeno un’Area Wilderness sia tracciata nei confini del Parco, la più ampia possibile, da lasciare selvaggia per chi ama la natura ma non le masse dei turisti!
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