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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

Ponti sul Fiume Argentino: quando la natura ha l'ultima parola

Si è appreso da pochi giorni, grazie ad alcune foto effettuate da C.A.I. di Castrovillari e ad una "lettera aperta" firmata dal Presidente dello stesso, che ben 3 su sette dei ponti con piloni di cemento costruiti sul Fiume Argentino sarebbero inagibili, a causa delle piene di questo inverno. Molti sottolineeranno il fatto che i ponti sono stati costruiti male, che i piloni dovessero avere solide fondamenta... La questione però, è a mio avviso un'altra: ovvero che si è preferito fare dei ponti con assurdi piloni di cemento, che snaturano l' ambiente naturale del Fiume Argentino; il problema, quindi, é soprattutto di impatto paesaggistico. La costruzione di questi ponti si inserisce nell'ambito dei lavori di ripristino della sentieristica nel Parco: c'era evidentemente la motivazione delle piene, che avrebbero travolto dei semplici  e tradizionali ponticelli di legno. Ma come si vede dalle foto la piena ha piegato anche i piloni di cemento... Che dovremo fare a

Ponti sul Fiume Argentino: lettera aperta del C.A.I. di Castrovillari

CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI CASTROVILLARI  LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELL’ENTE PARCO NAZIONALE DEL POLLINO ALL’ENTE PARCO NAZIONALE DEL POLLINO E P.C. AI COMPONENTI DEL CONSIGLIO DIRETTIVO AL DIRETTORE DELL’ENTE PARCO NAZIONALE DEL POLLINO ALLA STAMPA LOCALE LORO SEDI Il sindaco di Orsomarso mette la parola fine ai famigerati lavori di sentieristica sul fiume Argentino. Una ordinanza sindacale dello scorso 11 giugno ha chiuso l’accesso a tre degli otto ponti escursionistici e di conseguenza al sentiero realizzati da una società privata per conto dell’Ente Parco Nazionale del Pollino. Ma prima dell’ordinanza del sindaco di Orsomarso è intervenuto, come prevedibile, il generale inverno che con piogge abbondanti e a causa di lavori evidentemente mal progettati e malfatti (le spallette dei ponti non hanno fondazioni e sono appoggiate incredibilmente nell’alveo fluviale) ed eseguiti in posti sbagliati, ha fatto sì che il fiume si riappropriasse del suo spazio vitale. A

Un progetto politico per il Pollino, di E. Pisarra. Con un commento del sociologo Giorgio Osti

fonte articolo  http://www.zoes.it/gruppi/aree-fragili/progetto-politico-pollino-emanuele-pisarra Un progetto politico per il Pollino Scrivere di un progetto politico per il Pollino a partire dalla necessità suggerita dal grido muto della  montagna che si spopola, che “smotta” sorge “spontaneo” per i lettori del nostro giornale.  Eppure è da qui che probabilmente ha più senso cominciare. Dai sintomi. La nostra montagna che perde silenziosamente e inesorabilmente abitanti, soprattutto in certe  aree interne dell’Alto Ionio cosentino e della Val Sarmento, sta ritornando ad un tempo remoto  dove la natura era padrona del mondo. A nulla è valsa l’istituzione del Parco se dal 1991 ad oggi il Pollino ha “perso” più di 20.000 abitanti.  Forse se ne sarebbero andati lo stesso; certamente la “discesa in campo” di un nuovo ente  disorganizzato non ha frenato questo grande esodo.   In Italia ci sono diversi esempi di paesi e aree montane in “controtendenza”, soprattutto

La sentieristica e le Linee Nazca

Con lo sciogliersi della neve si vedono le macchie, recita un antico proverbio lucano. E in alta montagna, ai Piani di Pollino come alla Grande Porta (almeno parlo per quel che ho sinora visto io), è possibile vedere i risultati dei lavori di "ripristino" della sentieristica. La cosa che salta subito agli occhi sono lunghe fila di pietre, anche di grosse dimensioni, piantate a terra come massi totemici e geometricamente allineate. Il tutto ricorda... le mitiche Linee Nazca del deserto del Perù. Dov'è il problema? Intanto,  nelle praterie d'alta quota, come appunto sono i Piani di Pollino, queste linee artificiali sono visibili da molti chilometri e l'allineamento non fa che alterare visivamente, in certi punti, lo scenario dell'area naturalisticamente più integra del Massiccio del Pollino (sì, esiste anche l'inquinamento visivo, ricordiamolo). Il risultato è una sorta di banalizzazione di quell'ambiente maestoso e selvaggio a cui siamo abituati (ma r

Cose semplici per l'orso marsicano!

COMUNICATO STAMPA ANCORA SULL’ORSO MARSICANO Ovvero le cose semplici che la scienza sembra non voler capire             Una cosa bisogna fare per salvare l’Orso marsicano, una cosa anche semplice, che ne racchiude poi tante altre, ma che è primaria: fare in modo che gli orsi restino sempre più nell’ambito del Parco Nazionale e sue ristrette vicinanze . Per ottenere questo bisogna fare in modo che l’orso trovi sempre più cibo nelle sue antiche aree di vita, e che queste aree restino quiete, poco disturbate dall’uomo e non occupate da impianti eolici e fotovoltaici ed altre urbanizzazioni . Cose semplici, ovvie, pratiche, ed anche poco costose (per le quali, pratica e tecnica valgono più della scienza). Invece, per seminare terreni a perdere per l’orso e difenderne qualcuno con gli ormai famosi “Recinti Finamore” affinché solo l’orso vi possa accedere, i soldi non si trovano e non si sono mai trovati se non nel periodo sperimentale (e con successo!). Per gli indennizzi? Dio