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Biomasse, centrali e foreste... considerazioni di Franco Zunino



Questo articolo è stato scritto a settembre del 2009 e riguarda la questione della centrale biomasse dell’Enel.  Franco Zunino segretario diell'Associazione Italiana per la Wilderness e uno dei pionieri della conservazione della natura in Italia, riesce a fare luce sul concetto ambiguo di biomassa e sul paradosso di una centrale  del genere in un parco nazionale. Il grassetto è mio.
Indio

I boschi del Parco Nazionale del Pollino ed i progetti di centrali a biomasse.


 Già in precedenti lettere dello scorso anno è stato affrontato il problema relativo alle diverse centrali a biomasse in progetto (di nuova realizzazione o da riconversione) nell’area del Parco Nazionale del Pollino. Non si desidera entrare nel merito di questi progetti in sé per sé e di tutti i problemi sociali ed ecologici che essi possono comportare pro o contro la loro realizzazione (produzione di energia, creazione di posti dilavoro, effetti inquinanti a danni delle popolazioni locali e dell’ambiente in genere) bensì, fondamentalmente, sul fatto che tutti questi progetti si baserebbero sulla potenzialità di sfruttare la biomassa delle foreste del Parco Nazionale ed avrebbero quindi un impatto diretto sulla sua naturalità.Una tale enunciazione dovrebbe essere già di per sé motivo ampio e documentato affinché tutte le autorità preposte alla tutela di un ParcoNazionale debbano porre un veto, se non alla costruzione delle centrali, almeno al fatto che esse possano poi utilizzare la biomassa delle sue foreste (o anchequesta, come sarà più probabile!) per poter funzionare; ovvero fatta esclusione per quella ricavabile dalle normali operazioni di esbosco.
Un Parco Nazionale ha come primario obiettivo non solo laconservazione delle foreste quali ambienti naturali, nel senso di limitare ilpiù possibile lo stesso loro sfruttamento (che in un Parco Nazionale veramente degno di questa definizione non dovrebbe essere permesso); tanto più in un Parco Nazionale poi anche inserito nella rete di “Natura 2000” (SIC, ZPS e ZSC) proprio per il mantenimento della biodiversità e di habitat faunistici. Come si possa pensare che il sottrarre biomassa alle foreste sia un servizio alla loro conservazione resta un mistero che solo i tecnici che lavorano per la produzione dell’energia elettrica ed i politici incompetenti di questioni ambientali, possono spiegare. Se comprensibile può essere il consentire ancora il prelievo delle risorse forestali per le esigenze di legnatico, ma anche finanziarie nel rispetto dei Piani Forestali, dei Comuni del Parco in considerazione al fatto che le loroforeste non vengono né indennizzate né prese in gestione dall’Ente Parco (come sarebbe logico fare se si vuole dare al Parco Nazionale una reale possibilità di completare gli obiettivi per cui fu istituito), assolutamente inconcepibile è una loro gestione al fine di sottrarre “industrialmente” alle foreste proprio la biomassa di cui hanno bisogno per crescere e per preservare tutte le lorocomponenti (non per nulla le stesse leggi forestali hanno sempre impedito ilsottrarre ai boschi quella che oggi viene tanto pomposamente chiamata “biomassa rinnovabile”, come se fosse un prodotto da commercializzare!). Un prodotto chel’ENEL definisce, appunto, “risorsa pulita e rinnovabile”, ma che in realtà in una filiera naturale essa non è affatto rinnovabile, bensì “accumulabile”, ilche è una cosa diversa, ed anche fondamentale per il futuro delle foreste: la terra su cui crescono e si rinnovano altro non è che biomassa accumulatasi permillenni.
La biomassa appartiene alle foreste quanto vi appartengono gli stessi alberi che la producono, e tanto più vi dovrebbe appartenere in un Parco Nazionale le cui finalità dovrebbero essere di conservarla, non già di sfruttarla.
Trattandosi, questo, di un problema che sta coinvolgendo sempre più i nostri poveri ParchiNazionali - che solo il nome li accomuna a quelli veramente tali, se licompariamo a quelli del resto del mondo veramente degni di questa definizione -, non ci resta che sollecitare le autorità in epigrafe a far rispettare ed applicare nel modo più severo possibile tutte le leggi di difesa forestale affinché i loro boschi si avviino sempre più verso lo status biologico e di mantenimento della biodiviersità e sempre meno siano soggetti ad ogni forma di sfruttamento, ancorché giustificata con quelli che sono dei meri termini dietro ai quali si nasconde sempre l’interesse economico, magari di pochi, con lascusa di soddisfare reali esigenze di tanti.
Ecco,quindi, che parlare di centrali a biomasse in Parchi Nazionali, o comunque dicentrali servite dalle risorse naturali dei Parchi Nazionali, è cosa assolutamente inaccettabile: come voler mettere assieme il diavolo e l’acquasanta. Gli alberi morti o deperienti e la ramaglia, che forse gli ingegneridelle società di produzione di energia elettrica (e, si ribadisce, certipolitici ignoranti di materie ecologiche, ed anche amministratori comunali)ritengono magari biomassa sprecata, ha in realtà anche una funzione vitale peruna vastissima gamma di specie faunistiche e botaniche.
Lascrivente Associazione esorta quindi le suddette autorità affinché impediscanoil depauperamento dei nostri Parchi Nazionali, e specificatamente del ParcoNazionale del Pollino, uno dei più boscosi d’Italia ed uno dei più pregiati proprio sotto questo aspetto e per le componenti floro faunistiche ad esso legate; Parco oggi minacciato da diversi progetti di centrali a biomasse especificatamente da quella del Mercure già in avanzata fase di riconversioneverso questo tipo di combustione. Così come per le centrali idroeletriche,eoliche e fotovoltaiche su ambienti naturali, anche quelle a biomassedovrebbero essere bandite di principio da tutti i Parchi ed altre aree protette!



SEGRETARIO Franco Zunino



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