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FRANCO ZUNINO: IL JOHN MUIR ITALIANO!

FRANCO ZUNINO: IL JOHN MUIR ITALIANO!
(Il più controverso ambientalista italiano)

Tessera n. 276 del WWF Italia (rinnovata ogni anno dalla fondazione, forse, con Pratesi, il Socio più anziano!), il primo ad aver effettuato ricerche scientifiche sull’Orso Marsicano. Nei primi anni ’80 diffonde in Italia il wilderness concept e le sue implicazioni filosofiche e conservazionistiche, fondando nel 1985 l’Associazione italiana per la wilderness (AIW) di cui è tuttora Segretario Generale. Le sue posizioni su problematiche spinose, come la conservazione degli ultimi spazi naturali, il turismo nei parchi, le strategie di conservazione di specie vulnerabili, caccia, nucleare, hanno diviso e fatto discutere il mondo ambientalista e l’opinione pubblica. Una delle ultime esternazioni ha riguardato la sua posizione favorevole al contenimento anche “cruento” della crescita demografica del lupo, con l’apertura agli abbattimenti ragionati di esemplari problematici, come già realizzato in altri Paesi (Stati Uniti, Canada, Svizzera, Francia e Norvegia); quest’ultima posizione ha suscitato anche l’interesse di una apposita Commissione del Ministero delle Risorse Agricole e Forestali. Anni fa una analoga  Commissione del Parlamento francese, sul fenomeno dei lupi nelle Alpi, ha ritenuto plausibili le argomentazioni di Zunino dichiarando non veritiero l’arrivo spontaneo dei lupi dall’Italia: il risultato cui giunse la Commissione non è stato mai diffuso in Italia, forse perché smentiva quanto sostenuto in precedenza da alcuni ricercatori. L’aver considerato abbattibile un animale “totem” quale il lupo, ha fatto di Zunino “l’antipatico per antonomasia” dell’ambientalismo italiano. Senza dubbio il più controverso ambientalista italiano: apprezzato da alcuni, osteggiato da altri, vediamo di capire chi è.
Nasce in Piemonte nel 1943, ligure di adozione, ha maturato nella Valbormida savonese la sua grande passione per il mondo naturale ed il suo istinto conservazionista per le bellezze naturali, viste soprattutto come beni spirituali prima che scientifici. Muove i suoi primi passi nel mondo ambientalista come guardia parco del Parco Nazionale Gran Paradiso. Nel 1970 si trasferisce in Abruzzo per dare inizio, su incarico del neonato WWF ITALIA, alla prima ricerca sulla vita e le esigenze di salvaguardia dell’Orso bruno marsicano. Gli esiti conseguiti, anche in collaborazione con uno dei massimi esperti mondiali di plantigradi (Stephen Herrero), hanno trovato vasta eco in pubblicazioni scientifiche internazionali di quel periodo. Nel 1991 è chiamato a far parte del Bear Specialist Group della Survival Commission dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il massimo organismo internazionale per la salvaguardia dell’orso; ed in seguito nominato in numerose fondazioni internazionali per la Wilderness.
Da sempre contrario allo sperpero di danaro pubblico per le continue ricerche sull’orso; a questo proposito molti ricordano l’affermazione di Herrero, quando chiamato dal parco d’Abruzzo per ulteriori ricerche sul’orso marsicano, ebbe a dire: “non capisco perché mi abbiano chiamato, visto che Zunino ha già fatto tutto!” Ma Zunino aveva una pecca: non possedeva, né possiede, neanche uno straccio di laurea!
Assunto dal Parco nazionale d’Abruzzo, si è poi occupato della gestione dell’Orso bruno marsicano, cercando per anni di mettere in guardia le Autorità sui pericoli che minacciavano (e minacciano) l’Orso. Proprio di quegli anni sono i primi contrasti con l’allora direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo Franco Tassi. La politica gestionale del Parco puntava al turismo, aprendo alle visite anche aree del Parco che invece Zunino considerava off limits. In breve, Tassi affermava che la popolazione di Orso marsicano – che Zunino aveva stimato in minimo 100 esemplari – era in costante crescita, tant’è che la specie colonizzava anche le aree fuori dal Parco; Zunino invece sosteneva che l’orso, a causa del crescente turismo, era costretto a spostarsi in aree limitrofe (Majella, Gran Sasso, ecc.) meno frequentate dall’uomo, dando inizio a quella che negli anni ’80 definì “la diaspora dell’orso marsicano”. A riprova di ciò egli affermava che gli avvistamenti di orso nel Parco erano drasticamente diminuiti, mentre iniziavano segnalazioni in territori fuori dal Parco (segnalazioni assenti da decenni). Zunino proponeva, per la sopravvivenza della specie, la chiusura al turismo di determinate aree, ed il controllo (anche con abbattimenti controllati) di competitori alimentari come i cinghiali (praticamente sconosciuti nel Parco dalla sua istituzione ma diffusisi dopo le immissioni operate dai cacciatori nelle zone limitrofe). Zunino, contrariamente alle scelte operate dal Parco, sosteneva e sostiene ancora (in tantissimi comunicati stampa dall’AIW) che i finanziamenti spesi per la ricerca sull’orso sarebbero stati meglio utilizzati per l’acquisto di terreni privati ubicati nell’areale dell’animale (da destinare, ove possibile, anche a coltivazioni per il suo fabbisogno alimentare).
Da ambientalista (ma lui preferisce definirsi conservazionista!) sui generis per il panorama italiano, Zunino ha guardato al conservazionismo statunitense, sviluppando anche per l’Italia un modo nuovo di concepire la tutela del territorio incontaminato. Per primo inizia a divulgare un concetto di conservazione completamente sconosciuto in Italia, il wilderness concept, legato ad una filosofia di conservazione che si esplica con la realizzazione delle aree wilderness, territori indisturbati da lasciare per sempre selvaggi: in essi l’uomo non è un semplice visitatore, ma parte integrante di un ciclo di vita e di morte. Nel 1985 fonda l’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW) (www.wilderness.it), associazione ambientalista che si batte per la tutela delle ultime aree selvagge. Per la sua posizione possibilista anche nei confronti di una sana attività venatoria ottiene consensi anche nel mondo venatorio. Ad oggi ha istituito, con l’aiuto di Comuni ed altri Enti Pubblici, ben 66 Aree Wilderness, territori che per volontà dell’organo designante sono destinati a restare per sempre (nel rispetto delle regole fondamentali di una liberal-democrazia) selvaggi. Ideatore del Fondo Wilderness, che raccoglie le donazioni all’AIW (incluse parte di quelle ricevute con il 5 x 1000) il Fondo è destinato interamente all’acquisto di terreni da lasciare selvaggi per sempre; a questo proposito, Zunino in più di una occasione ha affermato: “i soldi che riceviamo in donazione non devono essere sperperati all’italiana, ma destinati all’acquisto di terreni”, ed in un’altra, quando si appellò anche al mondo venatorio: “sono contento che anche il mondo venatorio (Federcaccia ndr) abbia iniziato a contribuire all’acquisto dei terreni”.
Considerando la caccia un falso problema ambientale, Zunino afferma che alle radici del movimento ambientalista mondiale, ma anche italiano, vi sia stato l’apporto della parte illuminata del mondo venatorio: si pensi al principe Filippo di Edimburgo, presidente onorario del WWF, oppure, in Italia, al Marchese Incisa della Rocchetta, od anche a Renzo Videsott, mitico direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, grande appassionato di caccia agli ungulati. Forte di questo pragmatismo, Zunino ha aperto un dialogo ed una collaborazione significativa col mondo venatorio trovando sostenitori per numerose battaglie ambientaliste, soprattutto di contrasto all’eolico e fotovoltaico in luoghi incontaminati.
Continui scontri con i vertici del Parco Nazionale d’Abruzzo lo porteranno negli anni ‘90 al prepensionamento. Schivo ed amante della solitudine, restio al presenzialismo, con un senso pratico che gli viene dalle sue origini ed esperienze famigliari contadine ed operaie, oggi Zunino vive grazie ad una pensione di poco più di € 700 mensili, a ciò va aggiunto il rimborso (circa € 200 mensili) che l’AIW gli riconosce per il suo costante impegno associazionistico. Con all’incirca 1000 euro mensili, Zunino conduce una vita da vero coerente (nel significato autentico del termine) ambientalista! In un Paese, dove l’accaparramento di quanti più benefit possibili è stato per anni il comportamento dilagante anche tra gli ambientalisti, l’AIW è fiera di essere condotta – con sobrietà – da uno dei massimi ambientalisti italiani!

Coordinamento Nazionale AIW

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