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Arte Pollino: quando l’arte pubblica fallisce




di Margot Villebon

tratto da:  http://potatopiebadbusiness.com/2012/02/02/arte-pollino-quando-larte-pubblica-fallisce/

 

Arte Pollino: quando l’arte pubblica fallisce


Il Parco Nazionale del Pollino è la più vasta area protetta del nostro paese nonché la seconda in Europa. Sviluppandosi tanto sul versante lucano che su quello calabro, interessa le province di Potenza, Matera e Cosenza per un totale di circa 193.000 ettari (considerate che il Gran Sasso ne conta 141.000, il Gran Paradiso 71.000 e il Circeo solo 5.000).
Parco Nazionale Pollino
Il Parco Nazionale del Pollino
Nonostante il valore naturalistico e vegetale intrinseco al verde del parco, per anni ormai la conservazione, gestione e manutenzione dell’area ha subito sempre più noncuranza e disaffezione generando povertà, degrado, abbandono del territorio. Non solo da parte delle comunità locali, ma anche dal punto di vista turistico e del settore terziario per anni non si è riusciti a fare del parco e delle sue ricchezze una meta prestigiosa non solo dal punto di vista naturalistico ma anche archeologico,
antropologico-culturale e storico. E dunque, come valorizzare questo territorio dalle enormi potenzialità, così vasto, vario e complesso?
Ebbene, camminando a ritroso nell’infelice storia di quest’area naturale, si scopre che il 12 ottobre 2010 il presidente della regione Basilicata Vito De Filippo, sottoscrisse una convenzione con il direttore generale dell’Agenzia di Promozione Territoriale (Apt) Gianpiero Perri – entrambi ancora oggi in carica – e i sindaci dei Comuni di Senise, Terranova del Pollino, Viaggianello e San Costantino Albanese, per la realizzazione dei cosiddetti  “grandi attrattori” del Pollino, già approvati dalla Giunta Regionale della Basilicata.
Di quanto è l’importo? 10 milioni di euro.
Apperò.
“Grandi attrattori” mi suona come un binomio tipicamente italiano, generico, non pertinente e che in buona sostanza non significa assolutamente nulla, non indica niente e lascia intendere ancora di meno. Leggendo tra i numerosi articoli che vennero pubblicati, si evince come, ritenendo il patrimonio naturale del parco non sufficiente allo sviluppo economico, turisti e quindi territoriale dell’area, si rende necessario realizzare quattro interventi “particolarmente innovativi e originali” – quanta superficialità mi viene da dire – con lo scopo di suscitare interesse, curiosità. Si tratta di scivoli, passerelle, pavimentazioni di cemento raccolti pragmaticamente sotto il titolo di Progetto Integrato Sistema Locale di Offerta Turistica Pollino Lucano: appunto Pollinolandia. I progetti: l’arrivo dei Greci in Occidente sulla scena dell’invaso di Montecotugno, uno scivolo di montagna a Piano Ruggio Viggianello, un percorso tra gli alberi a Terranova del Pollino, uno skyflier a San Costantino Albanese. Insomma, progetti capaci – secondo il governatore lucano - di “perforare” la domanda  turistica per un nuovo “brand” del Pollino. Ovviamente e per fortuna – forse si può ancora salvare qualcosa – gli interventi sono in fase di realizzazione e le informazioni, da quassù, sono davvero scarse.
Se tutto questo vi lascia perplessi, bene tenetevi forte perchè non è che l’inizio. Ciò che è stato detto sin qui, ci aiuta a comprendere lo scenario e le condizioni in cui il progetto Arte Pollino si era GIA’ installato. Ebbene sì, avete capito bene. Dato che le bellezze del Pollino non bastavano alla promozione turistica del territorio, perchè non ideare un bel progetto di Arte Pubblica, che coinvolga le persone, doni nuova identità al territorio e ai cittadini attraverso l’arte? (ma poi cosa è arte? non è forse già un giacinto, un faggio o un ulivo?). Leggiamo la presentazione illuminante del progetto e dei suoi obiettivi, direttamente dal sito: «L’obiettivo primario del progetto è quindi quello di trasformare il modo di considerare il parco sia da parte degli abitanti, sia da parte dei visitatori e rendendo evidente che proprio qui è possibile costruire “un altro Sud“. Partendo dalle migliori risorse umane che già operano su questo territorio e mettendole in contatto con realtà internazionali altamente qualificate è possibile infatti valorizzare le potenzialità che già esistono in questo magnifico territorio migliorando la qualità della vita di chi lo abita, creando una nuova “identità competitiva” capace di distinguere questo contesto di pregio in un panorama internazionale e trasformando la visita al Parco del Pollino nell’opportunità di poter “vivere un sogno” che non si limiti alla sola contemplazione passiva dei panorami e dell’ambiente naturale ma che prevede anche una partecipazione attiva resa possibile dalla fruizione delle opere contemporanee che saranno realizzate».
Gasp!
Arte Pollino è stato fortemente voluto dalla Regione Basilicata, finanziato dall’Unione Europea, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali oltre al Ministero per lo Sviluppo Economico. Un milione di euro, di cui una metà provenienti dai Fondi del Programma Operativo Regionale del sestennio 2000-2006 sotto le voci “cultura” e “promozione turistica” e l’altra metà erogati come Fondi Aree Sottoutilizzate, ai quali andrebbero aggiunti parte dei 5 milioni dei FAS 2007-2013 per il mantenimento delle strutture, dei laboratori didattici e l’eventuale ampliamento del progetto.
Nei mesi di novembre e dicembre 2008 vennero compiuti i primi sopralluoghi con gli artisti per prendere confidenza con il territorio, entrare in contatto con l’ambiente locale e quindi iniziare a progettare le singole installazioni. Con notevole zelo, le prime tre giganti opere sono state realizzate nel corso dei mesi successivi per essere finalmente inaugurate nell’estate del 2009.
Un artista italiano, Giuseppe Penone (Garessio, 1947), poverista in stretto e vitale contatto con la natura, la vita degli alberi e il respiro delle foglie. L’artista propone la costruzione di un teatro vegetale, dal diametro di 125 metri, nei pressi di Fiumara del Sarmento, Noepoli (PZ). Solo pietre, cespugli, alberi. L’istallazione è concepita come un work in progress dove in occasione dell’inaugurazione era stata realizzata solo la parte del così detto “cervello di pietra”. Ad oggi, personalmente, non vi so dire se l’opera sia terminata. Sinceramente dubito e credo che, se mai sarà portata a termine, lo verremo a sapere dato l’interesse mediatico e positivo e negativo che continua a generare questa vicenda.
L’indiano Anish Kapoor (Bombay, 1954), ormai conosciutissimo in tutto il mondo e da anni ormai in scuderia a San Gimignano, presso la Galleria Continua, ha progetto un Earth Cinema. Letteralmente un solco nel terreno, un taglio nella terra lungo 45 metri e profondo 7 che consente al pubblico di entrare e sentirsi avvolto, intrinsecamente parte della natura circostante.
Carsten Höller (Bruxelles, 1961) cerca di produrre e regalare emozioni al pubblico delle sue opere. Ama provocare e disorientare lo spettatore ricreando delle situazioni che hanno spesso le caratteristiche di un gioco, di un’atmosfera allegra e spensierata.
La caratteristica dei suoi lavori è quella di richiamare il pubblico alla partecipazione diretta, prendendo parte del meccanismo da lui innescato. Per Arte Pollino, l’artista belga ha pensato di collocare una giostra gigantesca, con 12 braccia supportanti doppi seggiolini, per un totale di 24 possibili passeggeri, proprio sulla cima di una collina. Una vista mozzafiato per RB Ride, questo il titolo di questo enorme carosello dal diametro di oltre 16 metri, che ruota lentissimo (è in grado di compiere 4 giri all’ora).
L’ultima installazione che avrebbe dovuto completare l’operazione è stato la più sfortunata e oggetto delle nuove polemiche di ambientalisti, frequentatori del parco e sostenitori dell’inutilità di un progetto quale Arte Pollino oltre che dello spreco di denaro pubblico.
L’opera avrebbe previsto il posizionamento di cinque uova giganti per opera dell’artista Nils Udo (1937), sulla cime di un altro belvedere del parco naturale. «L’Associazione Italiana Wilderness si oppone e si opporrà sempre a questi inutili e costosi scempi al paesaggio e all’integrità dell’ambiente naturale del Pollino, e lotterà assieme a tutti quegli abitanti del Pollino che vogliono difendere la dignità e la bellezza della propria terra!» sono parole di Saverio De Marco, Consigliere Nazionale Associazione Italiana Wilderness (AIW).
Dopo tutte le considerazioni fatte negli articoli precedenti sul pubblico, l’arte partecipativa, l’importanza dei processi e delle relazioni non solo con il territorio, ma anche con il fruitore stesso dell’opera, che voto dare al progetto Arte Pollino nella sua complessità? Se nella fase preparatoria numerosi giovani delle comunità locali sono stati coinvolti in un processo di “riappropriazione culturale” e sostanzialmente di ripensamento geografico-culturale-territoriale del parco, nella pratica questa fase di brainstorming e di esperienza comune è andata totalmente a perdersi. Infatti sono stati chiamati i grandi artisti, i nomi di fama internazionale a realizzare le opere. Non i cittadini. Non i frequentatori del parco, gli amanti della natura e le associazioni botaniche, sportive, albergatori, ristoratori che conoscono, vivono e lavorano in quella zona. Sostanzialmente dall’alto, come delle vere proprie astronavi, questi lavori sono stati collocati nel territorio – non senza un grande dispendio economico si è visto – senza essere contestualizzati. Privi di un humus in grado di accoglierli e restituirli a chi li vede. Un artista con committenze in tutto il mondo quale Anish Kapoor come volete che interpreti la richiesta di ideare un progetto da parte del comitato scientifico di Arte Pollino? Lo avranno pagato profumatamente.
Lui stesso, la produzione, le spese di viaggio, ospitalità e quant’altro. Una richiesta come un’altra. Forse Anish avrà trovato la location mozzafiato, come forse anche Penone avrà pensato che sarebbe stato bello trascorrervi alcuni giorni a passeggiare e meditare. Secondo voi Carsten Holler ha pensato a chi avrebbe acceso e spento la sua giostra? Ha riflettuto su quanto sarebbe potuta costare la manutenzione del suo mega-aggeggio? Considerando la sua esperienza e le innumerevoli istituzioni con il quale ha lavorato, spontaneamente mi viene da dire «si, certamente ci avrà riflettuto». Ma forse in questo caso la responsabilità è piuttosto di chi sceglie di invitare Holler in qualità di artista e di accettare un’installazione simile – pura follia – senza pensare al domani. E badate bene, non si tratta unicamente dei quibus.
Inoltre, possiamo tranquillamente parlare di “presunzione“. Infatti, a seguito di quanto ci siamo detti, come è possibile definire Arte Pollino un progetto di arte pubblica? Suvvia. Nulla di ciò che è stato fatto, dal momento in cui sono stati chiamati gli artisti elencati, afferisce alla sfera della partecipazione attiva e del coinvolgimento delle comunità locali. Di nuovo, questi artisti – che piacciano o meno da un punto di vista concettuale ed estetico – hanno portato a termine ciò che gli è stato richiesto e non possiamo biasimarli. Per altro, nessuno di questi è mai stato conosciuto, interessato o coinvolto dall’arte pubblica nei propri lavori. E allora? Questo progetto è partito con un budget di oltre 1 milione di euro..e pensate quanto potrebbe essere fatto, di pubblico e di arte, con questi finanziamenti.
Vorrei sottolineare come, a differenza di molti degli articoli che si leggono su Arte Pollino e sul Progetto Integrato Sistema Locale di Offerta Turistica Pollino Lucano in senso più ampio, io non mi oppongo alla possibilità di creare modi alternativi di valorizzazione un territorio che esulano dalle ricchezze esistenti. Non si intende cancellare o dimenticare la pastorizia, la natura, l’agricoltura, la storia, il patrimonio archeologico, le tradizioni.
Credo, piuttosto, che si possa pensare ad innescare un processo. Sviluppare un approccio differente e alternativo alla realtà esistente. Per chi non l’avesse ancora capito, è proprio con l’arte che si riesce a compiere questo piccolo miracolo. L’arte riesce a svincolarsi dai sistemi esistenti e viaggiare “sopra le righe”, senza sottostare necessariamente all’impianto istituzionale, politico, comunicativo vigente. Per attivare simili meccanismi servono più persone, occorre un apparato di competenze artistiche, sociali, relazionali, curatoriali, antropologiche – che chiaramente variano a seconda dei contesti – in grado di non solo di dare avvio ad operazioni di coinvolgimento e produzione, ma anche di coordinamento e gestione. Dei soggetti partecipanti, dei processi oltre che dei risultati finali. Solo così possiamo provare, nel tempo e grazie al tempo, ad arricchire un territorio di valori che prima non possedeva, teneva nascosti e che certamente non possono emergere attraverso le installazioni-ufo di Arte Pollino.

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