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Orso marsicano: continua lo sperpero di soldi per inutili ricerche

COMUNICATO STAMPA

Orso bruno marsicano

RIPARTE LA GRANDE ABBUFFATA DI SOLDI...
ED IL “CIRCO” DI NUOVI STUDI E RICERCHE
MENTRE GLI ORSI SONO SEMPRE DI MENO
E TUTTI SPERANO IN... DIO!


Non c’è nulla di peggio dell’ostinazione ed il perseverare negli errori. A distanza di soli pochi mesi dall’annuncio del Parco Nazionale d’Abruzzo con il quale si comunicava la cessazione (infine!) delle ricerche che da almeno un decennio hanno imperversato, con la “marcatura”, identificazione e “collarizzazione” di quasi tutti gli orsi sopravissuti, di fatto, applicando una forma di addomesticamento virtuale (perché quando ad ogni orso si dà un nome come usano fare i ricercatori - anziché limitarsi ad anonime sigle -, si è già fatto il primo ed il più subdolo dei condizionamenti all’uomo, dopo quello della “sindrome di Yellowstone” che da anni ormai imperversa, purtroppo con un crescendo sempre maggiore di anno in anno). Tutto ciò sempre con la convinzione che conoscendo il numero esatto degli orsi, questi per intervento divino comincino a copulare per riprodursi velocemente e dare così soddisfazione ai ricercatori ed alle autorità del Parco (cosa che, se effettivamente avvenisse, non lo nascondiamo, darebbe anche a noi grande felicità!). In definitiva, si pretende di salvare l’orso, ma non si è mai fatto nulla di veramente concreto per giungere a questo risultato: solo studi, ricerche, analisi e conteggi! “Sparando” sempre contro la caccia ed i cacciatori e richiedendo i soliti continui ampliamenti del Parco, come se ciò fosse un toccasana, quando la maggior parte dei problemi sono proprio al suo interno.

Dopo le autorizzazioni concesse, od i silenzi e le mancate opposizioni, sui tanti progetti eolici e fotovoltaici che stanno minacciando il Parco Nazionale e tutto l’habitat dell’Orso bruno marsicano, autorizzazioni rilasciate o non contrastate, con colpevoli silenzi (forse solo perché ritenuti progetti “ecologici”!) e dopo il fallimento, almeno di fatto, del PATOM (e prova ne è che detto accordo altisonante tra tutte le autorità, non è ancora motivo primo, prioritario ed indiscutibile per bocciare ogni tipo di progetto che minacci l’habitat dell’orso), ecco che non tanti giorni or sono le stesse autorità si sono riunite a Roma per un “PATOM bis”. Un PATOM bis che per intanto ha permesso di trovare altri 3,6 milioni di euro di finanziamenti con i quali fare ripartire la girandola di soldi, dopo gli oltre 13 milioni di euro già inutilmente (ma solo per l’orso!) spesi fino ad oggi!

In pratica, mentre da un lato si crede di soddisfare l’opinione pubblica con iniziative inutili e sciocche come la piantagione di alberi di mele domestiche e l’innesto di quelle selvatiche, per non dire delle pianticelle di Ramno, da domani ricominceranno le ricerche ed i conteggi, le catture e le triangolazioni satellitari!

Ricerche che non potranno che terminare con i più banali dei risultati, ai quali, senza tutti quei soldi sperperati (ma non per chi ha pubblicato studi scientifici, certamente utili per chi li firma), il sottoscritto aveva già dato risposte quarant’anni or sono con uno studio costato pochi soldi, senza ausilio di radio-collari e riceventi satellitari, viaggi di consulenza all’estero, partecipazione a convegni, ecc. (quando di orsi c’è n’erano ancora oltre 100 e si era quindi ampiamente in tempo per salvarli). Eccole, le conclusioni a cui giocoforza dovranno giungere questi nuovi studi, ed ancora una volta li si elenca A FUTURA MEMORIA:

1) Creazione di Aree Wilderness (o comunque di aree severamente chiuse) dove impedire drasticamente il turismo escursionistico tutto l’anno o almeno nelle stagioni critiche, per tutti; e non già con accessi a pagamento.

2) Coltivazioni a perdere in tutte le aree agricolo (o ex agricole) circostanti le aree di ambiente naturale della regione primaria per la vita dell’orso.

3) Incentivazioni per la pastorizia ovina affinché ritorni ad essere parte integrante della ruralità della regione primaria per la vita dell’orso. E, in alternativa o comunque integrativamente, acquisto di greggi “pubblici” da far pascolare a spese del Parco anche nelle aree più critiche e delicate, prive di cani ed alla libera disposizione degli orsi.

4) Blocco totale per ogni progetto di antropizzazione e/o urbanizzazione della regione primaria per la vita dell’orso, con un “non luogo a procedere” di principio per ogni progetto che fosse presentato.

5) Indennizzo immediato, integrale (ovvero compreso i danni indiretti) per ogni perdita che allevatori e pastori subiscano da orsi, lupi od anche cani - perché se esistono cani inselvatichiti o randagi, responsabile primo - come sostiene l’ex Guardiaparco “Lillino” Finamore - è comunque l’Ente Parco, che non provvede alla loro cattura od eliminazione.

6) Drastica riduzione della presenza del cinghiale (gravemente competitivo sul piano alimentare con l’orso) e contenimento di quella del cervo (fattore di grave impatto sulla vegetazione forestale e naturale in genere e di disturbo per l’orso).

Invece, forse dovremo ancora una volta vedere quella parte dei 3,6 milioni di euro reperiti che sarà stanziata per l’Orso marsicano, finire nelle tasche di studiosi e ricercatori, per giusti compensi per chi lavora, ma che nulla di nuovo porteranno per concreti ed immediati aiuti per la vita (la sopravvivenza!) dell’orso. Mentre non si trovano mai soldi per la campagna alimentare a favore dell’orso, per rimborsare pastori e allevatori e per impedire tagli boschivi con affitti ed indennizzi.

Con la speranza che già l’aver messo le mani avanti sul fatto che secondo gli studiosi  solo più una soglia del 3,2% è quella che separa l’Orso marsicano dal rischio di estinzione, non sia l’anticamera per proporre quello che da anni è un “antico” pensiero di molti: rinsanguare la popolazione con immissioni di orsi sloveni, cosa che assicurerebbe ai ricercatori possibilità di ricerche infinite, ma che scatenerebbe una rivoluzione popolare tra gli abruzzesi, i quali esigono che le autorità salvino l’Orso bruno marsicano, non un ibrido, non “un orso qualsiasi pur che resti l’orso” come si finirà per ragionare sull’esempio del Trentino, dove però la situazione genetica (e forse anche caratteriale) è ben diversa!

Murialdo, 23 Febbraio 2011                                      
          IL SEGRETARIO GENERALE
F.to Franco Zunino
    Già studioso dell’Orso bruno marsicano

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