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Nascita e sviluppo del movimento wilderness



Nascita e sviluppo del movimento wilderness (tratto dal volume: Le Montagne di Sora e la Wilderness, 2012)

di FRANCO ZUNINO *

La filosofia wilderness ed il suo concetto di conservazione hanno origini prettamente americane. Non è ben chiaro quali siano state le cause d’innesco del movimento ma, probabilmente, proprio lo stile di vita dei pellerossa, i grandi spazi selvaggi in cui essi vivevano e lo spirito della frontiera che divenne proprio dei colonizzatori bianchi sta all’origine della scelta che spinse alcuni illuminati a scoprire i valori della natura selvaggia, a preoccuparsi della sua perdita con l’avanzare della civiltà umana, ed infine a battersi per la sua conservazione.
H. D. Thoreau
Il termine wilderness, di antica origine gaelica (luogo dove vivono i cervi), tradotto in lingua italiana sta letteralmente a significare “natura allo stato selvaggio e disabitata, non coltivata e non alterata dall’intervento dell’uomo”. Nei decenni iniziali del XIX secolo fu soprattutto il filosofo Henry David Thoreau a parlare per primo di questo aspetto ambientale, ma anche territoriale, come di un valore per l’uomo anche sotto l’aspetto della spiritualità; il primo a comprendere che una parte del suo Paese meritava di essere preservato selvaggio quale era sempre stato. Verso la fine di quel secolo fu poi John Muir, figlio di emigranti scozzesi, che, innamoratosi letteralmente dei grandi spazi selvaggi della California e dell’Alaska, cominciò a comprendere quanto fosse importante che le autorità amministrative e politiche emanassero delle misure per salvaguardare almeno i luoghi più belli di quel Paese d’adozione. Egli fu il promotore ed il principale artefice di alcuni tra i  più famosi Parchi Nazionali americani, quali Yosemite e Sequoia, per la salvaguardia, rispettivamente, della famosa vallata e delle più belle foreste dei millenari e giganteschi omonimi alberi; cosa che lo portò poi a fondare il Sierra Club, una tra le prime associazioni ambientaliste d’America, affinché le persone più sensibili a queste bellezze naturali potessero battersi unite per la loro protezione. 
John Muir
Intanto dall’altra parte di quel continente, nella civilissima New York cresceva l’impegno per una salvaguardia di quella grande area selvaggia nota come Montagne Adirondacks che, in gran parte acquistate dallo Stato, furono con legge dedicate ad una preservazione che le mantenesse “per sempre selvagge”: forever wild fu il termine coniato; un termine che finì poi per divenire quasi uno slogan per il futuro movimento per la preservazione della Wilderness.
Ma fu nel nuovo secolo che prese avvio quel processo più specifico volto al riconoscimento ufficiale del valore di wilderness per alcune aree ed a proporre la loro protezione in quanto tali. Nel 1924 il forestale, biologo, nonché cacciatore, Aldo Leopold, che in seguito scrisse quella che viene considerata la bibbia del conservazionismo americano e mondiale (A Sand County Almanac), ispirato da un pensiero di un architetto del paesaggio, Arthur Carhart, fece in modo che venisse istituita la prima Area Wilderness al mondo (Gila Wilderness Area), nello Stato del New Mexico: fu la prima di una lunghissima serie, oggi estesasi anche in altre Nazioni. 
Aldo Leopold
Fu così che nacque anche quel concetto di conservazione legato alla filosofia della wilderness che in seguito fu sintetizzato come Concetto di Wilderness. Negli anni trenta del secolo scorso il movimento per la wilderness finì poi per consolidarsi attraverso un’unione di persone interessate al problema della natura selvaggia: un altro personaggio, Robert Marshall, come Aldo Leopold anch’egli funzionario del Servizio Forestale degli Stati uniti d’America, il quale si stava battendo per ampliare la rete di Aree Wilderness designate dal Servizio da cui dipendeva, decise di dare vita ad un’associazione che fosse, appunto “Un’unione di gente sensibile”. Fu così che nel 1936 vide luce quella che ancora oggi è la Wilderness Society, la prima associazione di ambientalisti avente come obiettivo l’approvazione di una nuova legge nazionale, che ponesse le basi per una salvaguardia più intransigente e perpetua della natura selvaggia come valore di per sé. Il sodalizio sorse in conseguenza alle sempre più frequenti problematiche di conservazione che venivano a verificarsi nelle cosiddette “aree protette” dei Parchi Nazionali, dove la wilderness veniva modificata per renderla disponibile ad un uso turistico sempre più intenso. Howard Zahniser, uno dei fondatori dell’associazione, stese il testo di legge che poi sarebbe passato alla storia come “The Wilderness Act”.
al centro H. Zahniser, a destra R. Marshall
Approvata poi definitivamente nel 1964, questa legge stabilisce che ogni area di terreni appartenenti allo Stato federale che fosse stata designata Wilderness con provvedimento del Congresso (il Parlamento americano) deve essere assolutamente sottratta allo sviluppo urbanistico ed allo sfruttamento di gran parte delle sue risorse naturali rinnovabili, ed in particolare delle foreste; la legge impedisce inoltre anche tutte quelle iniziative gestionali di tipo economico che caratterizzano molti Parchi Nazionali. Con questa severa norma legislativa, che non ha mai subito modifiche, veniva data applicazione pratica alla teoria della “Natura Selvaggia”, filosofeggiata per primo da Henry David Thoreau e basata sulla massima tutela degli ambienti non frequentati dall’uomo, sul non consumo delle risorse in essi presenti, sui valori spirituali che l’uomo da essi trae e sul rispetto degli antichi ritmi della natura, vissuta dall’uomo come sua parte integrante (è per questa ragione che anche la caccia vi è consentita). Altra fondamentale caratteristica, distinguente la forma di vincolo applicata a queste aree, fu quella della perpetuità, ovvero una previsione di tutela che fosse garantita il più a lungo possibile nei termini di un sistema legislativo democratico. Grazie a questa legge oggi, in America, esistono quasi settecento Aree Wilderness, per un totale di oltre cinquanta milioni di ettari. In pratica, si tratta della più severa legge al mondo mai approvata da uno Stato. Con essa alcuni ben definiti territori selvaggi sono sottratti per sempre alla normale gestione dei vari Ministeri e loro organismi pubblici e divengono di diretta gestione del Parlamento: di fatto, rappresentano l’antitesi dei programmi di urbanizzazione: un impegno assoluto ope legis di non urbanizzazione (sotto ogni forma) e sfruttamento forestale e, in molti casi, anche minerario.
Ian Player,  a sinistra
In seguito, anche altre Nazioni seguirono questa traccia, o con provvedimenti di organismi pubblici o con vere e proprie leggi parlamentari, come fu nel caso della Finlandia nel 1991. Oggi Aree Wilderness o leggi od ordinamenti che le prevedono esistono in numerosi Paesi, quasi tutti di lingua e cultura anglosassone: Canada, Australia, Nuova Zelanda, Kenya, Sudafrica, Zimbabwe, Namibia, Sri Lanka, Scozia, Finlandia ed Italia.
A livello mondiale, grande spinta alla diffusione di questa grande Idea fu data dal sudafricano Ian Player, un ex Ranger dei Parchi di quel Paese oggi noto come uno dei maggiori leader dell’ambientalismo mondiale, il quale, attraverso l’iniziativa dei World Wilderness Congress (Congressi Mondiali per la Wilderness) estese la filosofia a tutto il mondo.

Cederberg Wilderness Area, Sudafrica



* Segretario Generale dell’Associazione Italiana per la Wilderness

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