Oggetto: Parco Nazionale del Pollino. Realizzazione di ponti ed altre opere in cemento armato lungo i sentieri del Parco.
La scrivente associazione, le cui finalità sono volte alla preservazione degli ultimi luoghi rimasti selvaggi nel nostro Paese, è rimasta scandalizzata nell’apprendere che lungo sette sentieri della Zona A del Parco Nazionale del Pollino sono in atto lavori per la realizzazione di ponti con potenti sostegni e/o pilastri in cemento armato ed altri opere con finalità turistiche; lavori giustificati come “di ripristino della sentieristica di particolare valenza compreso il recupero di manufatti lungo i sentieri di montagna”. Ben 9 ponti sarebbero in costruzione lungo la spettacolare Valle del Fiume Argentino, con l’utilizzo di ruspe e camion e con sistemazione anche dell’alveo torrentizio mediante enormi tubature per consentire il transito di detti mezzi.
./.
Ancora una volta si stigmatizza come la gestione del Parco Nazionale del Pollino sia utilizzata come giustificazione per lo sperpero di danaro pubblico ed appalti a ditte varie, infliggendo gravissimi danni estetici ed ambientali alla bellezza ed integrità dei luoghi. Come si è già avuto modo di scrivere, un paradosso ed uno scandalo il fatto che con l’etichetta di Parco Nazionale e sotto l’ombrello della gestione turistica dello stesso si realizzino opere in netto contrasto con la finalità primaria del Parco Nazionale, che è, o meglio, dovrebbe essere, la conservazione del suo patrimonio ambientale.
L’estate scorsa il Parco Nazionale del Pollino voleva andare in Sud Africa per “insegnare” al famoso e storico Parco Nazionale del Kruger come si gestisce un Parco (senza sapere che in quel Parco esistono ben 52 zone Wilderness - il 61% del territorio protetto - prive di ogni struttura moderna e lasciate al libero sviluppo della natura: e siamo in Africa, non in Calabria!); meglio sarebbe stato, e sarebbe ancora, se funzionari del Parco Nazionale del Pollino andassero a vistare i Parchi Nazionali degli USA, dove non si costruiscono ponti in cemento armato lungo i sentieri delle loro aree selvagge e, dove necessario, lo si fa utilizzando materiali del luogo, magari ripristinandoli ogni qualvolta un alluvione li smantella: non giustificando le alluvioni per realizzare costosissime opere in cemento armato che se fanno la felicità delle ditte appaltatrici, non fanno certo la gioia degli escursionisti i quali, proprio loro, hanno provveduto, scandalizzati, a segnalarci questi fatti.
Una corretta valutazione costo-benefici dimostrerebbe che di quei 9 ponti non c’è alcun bisogno, che si potrebbero costruire con grezzo materiale legnatico, e che seppure periodicamente asportati dalle piene, le spese di ristrutturazione spalmante negli anni sarebbero molto, molto, inferiori ai costi che oggi il Parco sostiene per realizzare opere assolutamente in contrasto con la natura circostante. Senza considerare il senso di avventura che ponticelli in legno darebbero ai visitatori, e che i ponti retti da pilastri di cemento armato annullano, svilendo il valore selvaggio di quei luoghi, che è la loro vera e prima caratteristica.
IL SEGRETARIO GENERALE
(Franco Zunino)
Commenti
Posta un commento