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Arte ed ecologia... articolo su Mario Cucinella.

Anche da questo articolo pubblicato sul Corriere della Sera possiamo ricavare nuove prove che avvalorano le tesi esposte in questo blog: il centro polifunzionale nasce da una visione distorta dell'ecologia; il centro polifunzionale non serve praticamente a nulla, ma è solo un fatto di immagine, che si ricollega alla Land Art e ad Arte Pollino, ed alla visione dei parchi come spazi di sperimentazione dell'industria rinnovabile. Come potete notare nell'articolo, Cucinella parla molto di ecologia, autonomia energetica e sostenibilità nell'architettura contemporanea. Tutte cose buone e giuste, ma che dovrebbero essere utilizzate per gli edifici e i palazzi delle metropoli, o per gli stabilimenti delle aree industriali. Che senso ha creare dal nulla un edificio come il Centro polifunzionale a Campo Tenese sprecando soldi e tecnologia d'avanguardia per un qualcosa che praticamente resterà sempre chiuso? Ma la colpa non è tanto di Cucinella, perchè lui si limita a fare il suo mestiere (giusto o sbagliato che sia). Anzi, nell'articolo dice anche che all'inizio, quando gli chiesero di realizzare il polifunzionale, restò anche imbarazzato e preoccupato (evidentemente aveva capito che era una mezza cavolata!). Architetti come Cucinella devono lavorare dove ce n'è bisogno: gli si dia la possibilità di progettare scuole, ospedali, fabbriche ecc. E poi, diciamolo, Cucinella sembra che si sia un po' montato la testa... La sua idea più bizzarra, come si può dedurre dall'articolo, è che la sostenibilità sia Arte, sia anche "godimento estetico". Come se pale eoliche, impianti fotovoltaici e centrali a biomasse integrassero le bellezze del paesaggio! Ecco perchè questo blog sostiene che ci sia in realtà un collegamento con Arte Pollino e che il centro poli-funzionale, sia in realtà un'altra delle belle trovate su "sostenibilità" e arte contemporanea... mascherata con l'aggettivo polifunzionale (che rimanda a qualcosa di effettivamente utile per lo sviluppo del parco). Chiacchiere che possono abbindolare qualche povero ingenuo, ma non chi la propria terra la conosce, la ama, sa quali sono le sue potenzialità ed i suoi problemi.  La colpa comunque non è tanto di Cucinella  ma è dell'ente Parco, che ha autorizzato la costruzione di quest'opera mastodontica in un momento in cui due milioni d'euro, in piena crisi economica, potrebbero essere utilizzati per la gestione ambientale del territorio e come stimolo all'occupazione giovanile. Qualcuno potrebbe evocare gli interessi economici che girano attorno a queste opere. Giusto, ma il problema è anche culturale e ideologico.
Centrale Enel, Arte Pollino, Centro Polifunzionale fanno parte della stessa logica distorta della gestione del Parco, che porta a queste conclusioni:
1. confusione tra ecologia e conservazione della natura: un parco nazionale viene visto come agenzia di sviluppo di energie rinnovabili, sperimentazione di progetti tecnologici eco-sostenibili.  (Centrale Enel a biomasse, Centro Polifunzionale). Non come istituzione preposta in primo luogo alla tutela ed alla gestione ambientale;
2. Parco Nazionale come luogo di sperimentazione delle tendenze della Land Art (Arte Pollino, Centro Polifunzionale), ai fini di una fruizione turistica basata su "grandi attrattori", ovvero sulle magnificenze di artisti incensati a livello internazionale;
3. impiego massiccio di enormi somme di denaro, decisioni calate dall'alto senza il coinvolgimento della società civile del Parco, che spesso si vede costretta ad opporsi attraverso varie modalità.

Come si può notare, tra i fatti della Centrale Enel a biomasse, quelli di Arte Pollino e del Centro Polifunzionale c'è un filo nemmeno tanto sottile, che la dice lunga su come sia conciato il nostro Parco Nazionale...
Indio

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fonte articolo http://archiviostorico.corriere.it/2010/febbraio/04/Belle_possibili_co_7_100204061.shtml
grassetto mio (Indio)
La nouvelle vague dell' eco-architettura è già cominciata. Così parlò Mario Cucinella, progettista verde praticamente da sempre, presente in mostra alla Triennale con il suo «Centre for Sustainable Energy» a Ningbo in Cina e con il suo «Centro per il benessere delle donne» a Ouagadougou, in Burkina Faso. Cucinella, 48 anni, nato a Palermo, cresciuto a Genova dove ha fatto parte del team di Renzo Piano, passato per Parigi e con studio a Bologna, è in il prototipo di «archistar» (ma il termine non lo entusiasma particolarmente) di nuova generazione, un' archistar che potremmo definire «green», un' archistar ecosensibile che, quindi, non ama molto i grattacieli e che si ispira a maestri, grandi e sconosciuti, come il danese Jorn Utzon («Non certo quello della Sydney Opera House, quanto quello della Middelboe house») o il norvegese Sverre Fehn («Il suo Museo dei Ghiacciai, il suo amore per l' architettura primitiva»), entrambi (certo non a caso) premiati con il Pritzker. Cucinella dice però di ispirarsi soprattutto all' arte, dalla Land art a Christo fino a quei pittori, scultori e performer artisti (tra cui anche il grande David Hockney) che si stanno dedicando a declinare le tematiche «tecniche» secondo canoni estetici: «Il tema della sostenibilità - afferma Cucinella - non è più soltanto tecnologico, è diventato una questione artistica. Il risparmio energetico oggi nasce da una qualità di forme che porta ineluttabilmente a una rarefazione sofisticata degli esterni, a una linearità che finisce per ridurre al massimo ogni spreco». Una nuova sensibilità che si ritrova ormai dappertutto, o quasi: «La bellezza nasce dalla semplicità» è, ad esempio, il motto (semplificato) della nuova collezione di Uniqlo, colosso giapponese d' abbigliamento giovane e non costoso da poco sbarcato a Parigi. Ma questo vale anche per l' Italia? «Da noi il dibattito sui temi dell' ecologia è senz' altro sviluppato come, e forse anche di più, in gran parte dei paesi più avanzati. Solo che in Italia siamo ancora a livello di discussione e non di risoluzione. Insomma gli italiani ne parlano, ma a livello centrale non si nulla, o quasi». L' architetto della nuova sede della 3M a Pioltello (premiato di recente per la sua casa «100k» dove il fotovoltaico provvede all' energia elettrica, l' elettrolisi all' idrogeno, dove non ci sono emissioni di anidride carbonica e dove le grandi vetrate servono a catturare il sole) ha comunque qualche modello virtuoso da proporre: «Penso al Piano Clima voluto dal sindaco Delanoe per Parigi, con uffici e autorità al quale i cittadini si possono rivolgere per non lasciare che la loro voglia di sostenibilità rimanga soltanto un' utopia, ma diventi realtà». Al di là della testa dei governanti, quali sono le soluzioni ecologicamente corrette pensate da Cucinella? «Per la sede della 3M ho voluto lamelle che rivestono la superfici, ma al tempo stesso fanno ombra e quindi riducono il calore e la voglia di consumare energia per l' aria condizionata». E ancora: «Sto realizzando un centro polifunzionale a Campotenese nel Parco nazionale del Pollino, un progetto che all' inizio mi ha molto imbarazzato e preoccupato. Alla fine ho trovato la giusta via ispirandomi alle cataste di legno dei nostri montanari, ma anche guardando alla Land Art e a Christo». Dunque ancora una volta la sostenibilità sembra diventata quantomai un problema estetico più che tecnologico. «Non a caso - dice Cucinella, che sta lavorando alla prima scuola a basso consumo energetico in Palestina a Ramallah - qualche giorno fa si è chiusa alla Royal Academy di Londra una mostra dal titolo emblematico, "Earth: art of a changing world" dove grandi artisti come Tracey Emin e Mona Hatoum si sono misurati con i temi della ecologia». Insomma, bellezza vuol dire ormai anche sostenibilità.







Bucci Stefano (Corriere della Sera)



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