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Sui sentieri del Pollino- la sentieristica come patrimonio culturale da tutelare e via d'accesso alla conoscenza interiore della montagna

 sul sentiero della Gola di Barile, alle porte di uno scenario grandioso - foto Vincenzo A.

I sentieri del Pollino si configurano come un'immensa rete che percorre valli, fianchi e creste montane... che attraversa pascoli e immense foreste. I sentieri del Pollino in passato erano usati da pastori, mulattieri e cacciatori: ad essi dobbiamo l'ideazone di questi percorsi che se in passato erano utilizzati per esigenze pratiche, oggi rappresentano le vie d'accesso alle grandi bellezze naturali del Pollino. I sentieri mi hanno permesso di attraversare gli angoli più suggestivi del massiccio... e la memoria, quando sto in cammino, va proprio a quella gente e alla dura esistenza che conduceva sulle montagne. Mi ha fatto sempre rabbia vedere un sentiero in cattivo stato o coperto dalla vegetazione. Basterebbe una periodica manutenzione per evitare che i sentieri scompaiano. I sentieri permettono di non perdersi, di non farsi male e svolgono anche una grande funzione ecologica perchè evitano il calpestio. Esistono sentieri che non vengono più utilizzati e che andrebbero ripristinati. Comunque, almeno quelli principali devono essere tutelati e valorizzati. Altri sentieri nuovi possono essere ideati, a patto che si coinvolgano personalità competenti in tale lavoro (guide ufficiali). La sentieristica, come a volte è successo, non può essere affidata alla direzione di architetti ed ingegneri che spesso non hanno nemmeno esperienze escursionistiche della montagna. Porto la mia esperienza. I sentieri bisogna prima percorrerli, anche quando la loro traccia è flebile, per poi poterli ripristinare. Bisogna conoscere le aree che essi attraversavano. In parole povere bisogna conoscere la montagna... e per conoscere la montagna bisogna esplorarla, con gradualità, spinti dalla passione e dalla curiosità, ma sempre con un profondo senso di rispetto. Solo chi vive la natura e la montagna può capire l'importanza che ha un semplice sentiero nei boschi. Nel grigio gergo alpinistico i sentieri spesso rappresentano solo l' "avvicinamento". Ma un sentiero è qualcosa di più di un avvicinamento. Recentemente l'Ente Parco ha deciso di attuare i lavori di manutenzione della sentieristica. I lavori purtroppo sono stati affidati ad una Società esterna, tuttavia questa ha pensato bene di affidarli alla supervisione di guide ufficiali  (come Braschi) e altre del C.A.I.  Almeno in questo caso, si è presa una saggia decisione, appunto perchè si sono coinvolte le guide. Non è bello vedere i sentieri abbadonati e invasi dalla vegetazione (come non è bello, si badi bene, vederli di contro ipersegnalati, ovvero segnalati anche quando non è necessario, e invasi da cartelloni pieni di bollini e numeretti!). Un esempio dell'ottimo lavoro svolto dal "Maestro" e amico Braschi è rappresentato dai nuovi sentieri di Timpa della Madonna di Pollino: poco invasivi, si armonizzano perfettamente con i luoghi suggestivi che percorrono, consentendo l'immersione nella natura selvaggia del Pollino, nei suoi anfratti più maestosi.

Proprio pensando all'opera di Braschi voglio aprire una breve riflessione. Il libro di Braschi, "Sui Sentieri del Pollino" bisognerebbe rileggerlo sempre. Nessuna opera successiva sul Pollino è riuscita ad eguagliarlo. In questo libro erano delineati quegli itinerari che permettevano, con le dettagliate descrizioni e le bellissime foto dell'autore, di avvicinarsi alla natura selvaggia del Pollino. Non era una semplice guida turistica, ma un libro di fotografia e di storia, di poesia, di  geologia.. e anche un manuale di trekking dettagliatissimo.  Era qui accennato il concetto di Wilderness, nato in America, che esprime "sia una condizione geografica che uno stato d'animo", che si adatta perfettamente all'esperienza del Pollino. Anche per questo nel libro di Braschi la pratica sportiva non era mai vista come fine a se stessa, ma solamente come mezzo per avvicinarsi alla wilderness del Pollino. In Braschi l'escursione non è una sfida al superamento del limite, ma un'esperienza di immersione totale nella natura, in cui è sempre la dimensione interiore a prevalere. Ecco perchè Braschi insiste sulla semplice escursione, facile o difficile che sia, senza ricorrere a tecnicismi e categorizzazioni sportive. Anche per quanto riguarda il turismo invernale, Braschi individuava lo scialpinismo come sport principale per godere delle bellezze della montagna in inverno, accanto all'alpinismo facile. Sport che rispettano la dimensione selvaggia della montagna e che sono l'esatto opposto di quella banalizzazione della montagna  evocata bene da piste da sci con impianti di risalita, strade, funivie e altra ferraglia, nuovi rifugi d'alta quota, i quali rappresentano la negazione di quel "valore wilderness" evocato così bene dalla descrizione degli immensi tesori naturalistici del Pollino. Ma oggi devo rilevare che cominciano a circolare anche sul Pollino voci circa la necessità di "strutture" come opere d'arte postmoderne, funivie e impianti di risalita, al fine di promuovere lo sviluppo turistico sul Pollino. Non è questa la strada, ma quella indicata da Braschi nel suo libro: se i risultati non sono stati raggiunti non è certo colpa di chi si è battuto per la tutela della natura contro il turismo di massa, ma per una serie di circostanze sfavorevoli, tra le quali non ultima riguarda la cattiva gestione del Parco Nazionale. L'opera di Braschi era diretta non solo ai turisti, ma anche e soprattutto alle comunità locali, perchè diventassero i custodi gelosi del Pollino e dei suoi grandi tesori naturalistici e culturali. Penso che Braschi abbia raggiunto l'obiettivo, perchè dalla mia esperienza posso affermare che molti (soprattutto giovani) "pollinesiani" amino, e in maniera disinteressata, la propria terra.
L'opera di Braschi voleva promuovere un tipo di turismo di qualità, selettivo e rispettoso dell'ambiente. Purtroppo il Pollino dopo l'istituzione del Parco non ha vissuto una stagione particolarmente felice:  spopolamento, a seguito di un turismo che non decolla e della progressiva scomparsa delle attività economiche tradizionali, inefficienze nella gestione del Parco, con amministrazioni che a tutto hanno pensato fuorchè alla tutela e allo sviluppo della nostra montagna, danni ambientali e rischi legati alla speculazione. Il Pollino ha però ancora oggi tutte le potenzialità per risorgere e se vogliamo tutelarlo e promuoverlo dobbiamo ricominciare proprio da quello spirito che pervadeva "Sui sentieri del Pollino": la capacità di "vedere" il paradiso che abbiamo sotto gli occhi. La capacità di promuovere uno sviluppo sano, che valorizzi le risorse paesaggistiche, agricole, culturali, gastronomiche e che permetta alla nostra gente di vivere e lavorare sulla terra dei propri avi. Certo, sono solo aspirazioni ideali che contrastano aspramente con la dura realtà della vita nei nostri paesini, fatta di spopolamento, povertà ed emigrazione (se non di vera e propria emarginazione). Ma solo da questa consapevolezza può risorgere una prospettiva di rinascita della nostra terra. Percorriamoli sempre, allora, i sentieri del Pollino, e ci accorgeremo come essi siano le vie principali per accedere al cuore, all' essenza, della nostra straordinaria montagna...

Commenti

  1. Mio padre ha dedicato la vita al Pollino, alla natura alle montagne e ai sentieri mai a scopo di lucro questo lo posso garantire.
    Continua tutt'ora a dedicare anima e corpo per trasmettere a chi gli stà accanto la stessa passione e gli stessi principi che lo hanno guidato per una vita intera, amore e rispetto totale per la natura e bontà d'animo.
    Devo dire che nonostante la distanza che ci ha separato per tanti hanni ho cercato di seguire le sue orme, forse non quelle sui sentieri perchè la vita mi ha portato da altre parti ma di sicuro quelle dei suoi principi morali.
    Spesso basta aprire e leggere un suo libro o parlargli al telefono per capire con quanto entusiasmo e dedizione faccia il suo lavoro.
    Giancarlo Braschi

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  2. E' vero: la sentieristica è il patrimonio storico di un popolo montano. Ma quanti lo sanno?
    Sicuramente non lo sanno gli amministratori dell'Ente Parco in quanto sul bilancio del 2010 dell'Ente non c'è un euro su questa voce.
    Sicuramente c'è ancora molto da fare, almeno secondo la lettera che è apparsa sullo Scarpone di questo mese (purtroppo è una pessima pubblicità in quanto questa rivista è "tirata" in 340.000 copie e viene letta proprio da quelli che vanno in montagna).
    Invece a proposito di sentieri, informo i lettori di questo blog che i consulenti dell'Ente Parco nominati per realizzare un CATASTO DEI SENTIERI hanno depositato le loro conclusioni ed è venuto fuori che il territorio del Parco possiede oltre 1000 km di sentieri storici. Per il momento direi che bastano. Non cerchiamone altri. Facciamo in modo che questi si portino alla conoscenza dei camminatori del Parco.
    Ad un anno di distanza, mentre i volontari del CAI hanno segnalato e realizzato 233 km di sentieri, la ditta appaltatrice si limitata a fare qualche muretto e qualche parcheggio.
    A parte la scelta discutibile di fare i parcheggi in tutti i punti di partenza di un sentiero (non basta un cartello con la classica “P” ?), in molti casi si vedono pavimenti in pietra che “stonano” con l’ambiente circostante perché quelle pietre sono un elemento estraneo nel contesto in quanto sono di un’altra origine e di un altro colore.
    E’ poi possibile spendere 234000 euro per un solo sentiero?
    Ben inteso che questo sentiero è fatto di otto ponti che devono essere regolarmente progettati con i calcoli strutturali e depositati presso il Genio Civile con ovvie conseguenze sui costi.
    In quasi tutte le montagne d’Italia i ponti sono costituiti da passerelle fatte da due travi appoggiate su due grossi massi (vedere uno dei sentieri che parte da Cortina d’Ampezzo verso l’Antelao) proprio perché sopra devono passare persone a piedi e non automezzi pesanti.
    Queste sono scelte dei progettisti che non hanno mai camminato a piedi in nessuna montagna o parco in Italia. E sono avvalorate da tecnici che non hanno indossato mai un paio di scarponi, preso uno zaino e percorso uno di questi sentieri.
    Infine, l’ignoranza crassa dei tecnici progettisti sulla segnaletica esistente della quale il CLUB Alpino Italiano è uno dei promotori , ha fatto sì che si sono inventati una propria tabellonistica: come dire che in tutto il mondo il cartello – per esempio – di divieto di sosta si può fare di colore giallo a pallini rosso e blu.
    Dimenticano anche che l’Ente Parco nazionale del Pollino – per primo tra i nuovi parchi – ha deliberato di adottare la segnaletica del CAI ma nessuno lo ha mai saputo. Basta guardare la rete sentieristica realizzata in Val Sarmento: colori assurdi, numerazione strana, sentieri che coincidono con strade asfaltate, tabellonistica confusa e tanto altro ancora.
    E l’Ente cosa fa?
    Un bel nulla. Come dire che questo argomento non interessi o non sia tra le priorità della gestione del territorio.
    Infine, non è previsto nel bando di appalto che si utilizzino le guide ufficiali da parte delle ditte aggiudicatici dei lavori.
    In ultimo l’utilizzo di alcune guide per i sentieri da parte della ditta è un alibi per camuffare il fallimento di un progetto inutile, dispendioso, costoso che non da nessuna risposta a quell’escursionista del Ticino rimasto basito davanti al grande cartello annunciatore di grandi opere al Colle dell’Impiso.

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  3. PER OPPORTUNA CONOSCENZA
    Durante alcune escursioni nel Parco
    nazionale del Pollino (Pollino 2.248 m e
    Dolcedorme 2.267 m) dal colle Impisso
    ho rilevato la forte carenza di segnaletica dei
    sentieri nonché, per lunghi tratti, la mancanza
    di traccia. Al colle Impisso c'è un grande
    cartello che descrive i lavori in corso destinati,
    con circa 700 mila euro, a ripristinare i sentieri.
    Spero che si provveda al più presto a mettere
    in ordine la rete utilizzando tali risorse.
    Luigi Rampini (luigirampini@libero.it) Sezione di Boffalora Ticino


    RISPOSTA DEL CAI CASTROVILLARI
    Esiste in effetti un progetto di sentieristica affi¬dato dall'Ente Parco del Pollino tramite bando di 640.000 euro a ditta privata che riguarda lavori vari e la segnatura di 67 km di sentieri situati nel cuore del parco. Questi sentieri partono proprio da Colle Impiso e si dirigono verso le cime più alte del Parco (Pollino, Dolcedorme, Serra dellle Ciavole etc.). Il territorio è quello lucano (CAI Potenza e Lagonegro). Purtroppo la ditta ha cominciato i suoi lavori - nel luglio 2009 - in tut-t'altra direzione (muretti con pietre a secco, palizzate, ponti, sorgenti, pavimentazioni esterne dei pochi rifugi, etc.), lavori che giustificano

    Pubblicato da Lo Scarpone maggio 2010 pag 39
    meglio la enorme somma messa a disposizione
    dal Parco, lasciando - ovviamente - per ultima
    la segnatura che tra l'altro non sanno fare. Noi
    del CAI di Castrovillari nel segnare i sentieri
    cosiddetti prioritari affidatici dallo stesso Parco
    nel luglio 2009 - ma con un contributo di mille
    volte inferiore - avevamo chiesto di segnare
    anche e soprattutto questi sentieri che sono
    quelli più frequentati. Niente da fare, hanno
    risposto picche in quanto questi sentieri del
    "cuore del Parco" dovevano per forza di cose
    essere appannaggio della ditta aggiudicataria
    del bando. A noi è stata affidata la segnatura di
    altri 34 sentieri cosiddetti prioritari (che si trova -
    no sul sito del Parco per chi volesse conoscerà
    approfonditamente). La nostra unica e amara
    constatazione è che così è la politica di gestione dei Parchi con la quale ci scontriamo quoti¬dianamente: spendere molti soldi per avere
    lavori fatti in ritardo e male. Ci auguriamo, ma
    siamo fortemente scettici, che per novembre -
    termine ultimo di consegna dei lavori - la ditta
    incaricata consegni anche questi 67 km di sen-a
    tierì nel cuore del Parco.
    Segreteria CAI Castrovillari
    (caicastrovillari@tin.it)

    RispondiElimina
  4. Mi fa piacere che ci siano stati questi commenti... Bisogna discutere della questione ed esporre i propri punti di vista, soprattutto quelli riguardanti i casi di inefficienza nella gestione della sentieristica (e purtroppo sono tanti!!!)

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  5. Io sono al quanto deluso invece dall'attegiamento del CAI e anche della mia associazione guide. Davanti a questo progetto appaltato miliardariamente a gente che mi ha chiesto "scusi, dov'è la sorgente spezzavummula?" avremmo dovuto sentirci derubati delle nostre conoscenze e andare sotto l'Ente Parco a protestare. Non è giusto che i cittadini di questo territorio che hanno speso una vita sui sentieri vengano esclusi dalla loro gestione e a ciò avrebbe dovuto seguire una alzata di scudi. Siamo PECORE!!
    giuseppe cosenza

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