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Incendi. Il Documento dell'Associazione Italiana Wilderness

Incendio sul Dolcedorme - foto di Francesco Caruso

DOCUMENTO AIW PER UNA STRATEGIA ANTINCENDIO 

(18/06/2008, dal sito dell'AIW, fonte: http://www.wilderness.it/doc_2.asp?p=d&key=221#.UAw7DmGdA9A)

La conoscenza delle montagne e dei boschi, dei suoi frequentatori e di tutto il sistema economico che verte su di esse, induce a dedurre alcune considerazioni riguardo il numero sempre molto elevato di incendi che devastano i nostri boschi.

1) L’incendio è di per sé un fenomeno naturale che entro certi limiti non deve considerarsi un danno per l’ambiente, ma, caso mai, un evento ad esso integrato che può anche avere delle funzioni di miglioramento o riqualificazione di ambienti prima danneggiati dall’uomo (ad esempio, nel caso di rimboschimenti effettuati con specie esotiche ovvero alloctone).

2) Spesso gli incendi scoppiano con facilità proprio nelle zone in passato rimboschite con specie esotiche resinose, e particolarmente in aree a clima mediterraneo (es. la Liguria costiera).

3) L’Ambiente naturale percorso dagli incendi viene a volte ulteriormente manomesso operandovi rimboschimenti finalizzati ad un rapido sviluppo della vegetazione forestale, con la realizzazione di strade e stradelli di accesso, piantagione di specie esotiche (spesso messe a dimora con disposizioni geometriche); è difatti dimostrato da stati di fatto come molte zone percorse da incendi, qualora questi non si ripetino con regolarità tutti gli anni, si siano poi rimboschite naturalmente nel volgere di pochi anni grazie all’azione della vegetazione pioniera o della macchia originaria sviluppatesi in modo sorprendente proprio in conseguenza agli effetti del fuoco (trasformazione di sostanza organica).

4) Il punto di partenza del fuoco è quasi sempre nei pressi di strade, in genere carrozzabili, o di campi coltivati, e mai nei paraggi di zone integre, dove l’accesso per l’uomo è difficile.

5) Gli incendi in Italia sono in massima parte dolosi, gli altri si propagano accidentalmente per negligenza, imprudenza o imperizia: mozzicone di sigaretta accesa; fuoco che sfugge al controllo a chi incendia le stoppie d’estate o a chi col fuoco fa pulizia nei campi.

6) Responsabili degli incendi dolosi il più delle volte sono:

a) pastori, che mirano alla distruzione del bosco per avere poi la crescita di una vegetazione bassa e tenera, più adatta al pascolo degli animali;

b) raccoglitori di asparagi, che con l’incendio distruggono il bosco determinando come conseguenza la crescita di una vegetazione ricca di tale pianta;

c) piromani;

d) addetti ai servizi antincendio, i quali, a volte (è un ipotesi di molti, suffragata anche da fatti concreti, come si è verificato ad esempio in Sardegna ed all’Isola d’Elba, dove sono stati sorpresi ad appiccare il fuoco proprio coloro che erano reclutati stagionalmente allo spegnimento) preoccupati che in assenza di incendi si potesse verificare, negli anni successivi, una mancata assunzione, provvedono essi stessi ad innescarne alcuni;

e) gli addetti alla riforestazione, al fine di assicurarsi futuri lavori nei cantieri di rimboschimento.

PROPOSTE E PRESA DI POSIZIONE

L’Associazione Italiana per la Wilderness

RITIENE:

1 - che nessuna strada o pista sia realizzata allo scopo di prevenire o combattere gli incendi;

2 - che per taluni complessi forestali particolarmente vulnerabili e con carattere di elevata pregevolezza, sia prevista una preclusione dell’accesso in determinati periodi dell’anno e con modalità da stabilirsi, per impedire una frequentazione incontrollata e favorire la sorveglianza;

3 - che sia stabilita una severa sanzione di almeno € 500,00 effettivi (ai sensi della Legge 689/81) da elevarsi a chi viene sorpreso a gettare dagli automezzi mozziconi di sigaretta su qualsiasi tipo di strada;

4 - di esprimere una sua viva avversione alla strategia anti-incendio che preveda dei tagli boschivi e/o decespugliamenti eseguiti in maniera tale da creare le cosiddette “fasce tagliafuoco”, in quanto queste rappresentano delle ferite paesaggistiche di grandissimo impatto nonché forme di addomesticamento del territorio contrastanti con lo spirito Wilderness di una natura manipolata il meno possibile; d’altronde le fasce tagliafuoco si sono dimostrate ampiamente inutili quali strategia antincendio, come riscontrabile nell’esperienza di vari paesi mediterranei dove, nonostante il ricorso ad esse, il problema incendi è persino aumentato; inoltre le fasce stesse divengono dei facilitati punti di accesso per l’uomo (quando non strade vere e proprie) e quindi di probabile partenza degli incendi;

5 - che debba essere potenziato il parco di elicotteri e di aerei di pronto intervento antincendio, con dislocazioni strategiche sul territorio di vasche, serbatoi idrici e laghi artificiali ad uso agricolo nei quali questi mezzi possano rifornirsi nei casi in cui boschi ad alto rischio distino più di dieci chilometri, privilegiando comunque quelli con vegetazione originaria e autoctona;

6 - che debbano essere abolite le squadre antincendio retribuite, le quali quasi sempre finiscono col non operare, oppure con l’operare in ritardo o addirittura provocare esse stesse focolai per giustificare la loro esistenza (e retribuzione!);

7 - che per il dispositivo antincendi sia necessario puntare esclusivamente sull’apporto di personale permanentemente assunto o di volontariato particolarmente disponibile che non tragga alcun vantaggio dal fuoco;

8 - che le zone che siano state percorse da incendio non debbano essere assoggettate ad opere di rimboschimento a meno che tali interventi non siano strettamente indispensabili (luoghi a scarsa spontanea crescita vegetazionale pioniera);

9 - che nelle zone rimboschite che siano state percorse da incendi, non si provveda a nuove opere di rimboschimento prima di un periodo di almeno dieci anni.

10 - di estendere questa raccomandazione anche ad alcuni indotti della filiera antincendi boschivi; ovvero alle ditte che forniscono elicotteri e velivoli o altre attrezzature; in questo settore è necessario rendere questi apporti quanto più possibile pubblici, evitando la deleteria spirale: più incendi - più lavoro - più lavoro - più guadagno; rafforzare quindi le strutture pubbliche che già esistono e che tra l’altro lavorano bene sia pur non sempre supportate da idonei finanziamenti e attrezzature;

11 - che almeno nelle zone di più alto pregio naturalistico ad alto rischio di incendio una parte dei finanziamenti per i servizi antincendio vengano devoluti all’elargizione di cospicui premi in danaro da offrirsi a quei pastori e/o agricoltori che sottoscrivano un impegno di guardiania antincendio, ovvero assicurando loro un premio in danaro se allo scadere di ogni anno nessun incendio abbia interessato le loro zone (da individuarsi precisamente);

12- che vengano dotate di apparecchi di osservazione a circuito chiuso i comandi della forestale e dei carabinieri di certe situazioni logistiche particolari fra le zone ad alto rischio e specificatamente per quelle il cui punto di rilevamento sia unico e posizionabile esternamente alle zone da controllare;

13 - che l’attuale normativa sanzionatoria debba essere adeguata in maniera tale da poter applicare una pena pecuniaria minima non inferiore ad € 25,00 effettivi (ai sensi della Legge 689/81) a capo per chi vada a pascolare nelle zone incendiate nei primi cinque anni; ciò in quanto la pena pecuniaria che viene di solito applicata al trasgressore finisce per essere quella più economicamente a lui favorevole; con una previsione di estensione della stessa pena a chi frequenti zone incendiate per la raccolta di asparagi e di altre risorse del sottobosco;

14 - che sia abrogata la norma che fa obbligo di ripulire le zone incendiate, e che esse siano lasciate al libero sviluppo della vegetazione spontanea pioniera;

15 -che in subordine, nel caso di boschi solo percorsi dal fuoco, non vengano abbassati i prezzi di base d’asta per la vendita del legname;

16 - che nelle scuole di ogni ordine e grado venga fatta opera di educazione ambientale e civica sul problema degli incendi e sull’importanza di segnalarli alle autorità il più presto possibile; nonché che vengano promosse campagne pubblicitarie e programmi televisivi di sensibilizzazione al problema del volontariato di sorveglianza antincedio.

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