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Chi ci guadagna se il Pollino brucia? - di Vincenzo Aiello


*pubblicato sul Quotidiano della Basilicata del 22 luglio 2012




Continua a far paura l’impressionante serie di incendi che da molti giorni sta distruggendo diverse aree del Parco Nazionale del Pollino, sia sul versante lucano che su quello calabrese.
Monte Cerviero in fiamme
Ieri notte alte fiamme si levavano verso il cielo nel comune di Laino Borgo(Cs) e questa mattina sul Monte Cerviero, al confine tra il comune di Mormanno (Cs) e di Rotonda (Pz), le fiamme continuavano indisturbate il loro lento lavoro di distruzione della faggeta, l’odore acre del fumo raggiungeva le case delle frazioni meridionali del comune di Rotonda, nessuno cercava di fermarle.
Dal 16 Luglio i piromani sono in azione, la linea del fuoco ha attraversato in questi giorni tutto il Parco Nazionale del Pollino: da Castelluccio a Rotonda, da Laino Borgo a Mormanno anche se a colpire maggiormente l’attenzione dell’opinione pubblica sono state le immagini drammatiche dei pini loricati secolari, le sentinelle e i simboli del Parco Nazionale, gli alberi che per secoli hanno resistito alla forza degli elementi svettando con la loro sfrontata bellezza sui crinali più inaccessibili del Pollinello e del Dolcedorme avvolti dal fumo e dal fuoco.
Ho visto le immagini notturne dell’imponente massiccio del Dolcedorme in fiamme,  gli alberi-guerrieri ricoperti da una corteccia simile alla lorica indossata dai legionari romani diventati pire funerarie sulle quali si sono consumate le speranze suscitate anni fa dall’istituzione del Parco Nazionale.  Il fallimento delle istituzioni preposte alla tutela e alla conservazione di questo straordinario patrimonio naturalistico ha avuto immeritatamente una rappresentazione spettacolare e suggestiva in quell’ immagine di distruzione a suo modo grandiosa che richiamava alla mente le atmosfere di un wagneriano Crepuscolo degli Dei.
Incendio sul Dolcedorme 
La notizia del giorno è comunque che il presidente del Parco del Pollino Domenico Pappaterra ha chiesto al ministro dell’ambiente Corrado Clini di recarsi in visita presso le zone del parco colpite dall’incendio al fine di constatare i danni. Il ministro ha replicato di aver già disposto l'invio degli uomini dei Nuclei specializzati per le attività d'investigazione, condividendo con il presidente del Parco l'ipotesi che gli incendi siano di natura dolosa.
Ho pensato quindi di dare un mio modesto contributo all’accertamento delle responsabilità da parte degli organi inquirenti conducendo una mia piccola inchiesta sul territorio, chiedendo in particolare ad alcuni amministratori locali la loro opinione su chi potessero essere mandanti ed esecutori degli incendi.
Con mio grande stupore ho scoperto che sono in pochi ad avere dubbi su chi possano essere i possibili beneficiari di questi atti criminali, dalle conseguenze difficilmente prevedibili.
Dal 2000 la normativa antincendi vieta tassativamente il cambio di destinazione d’uso per i terreni percorsi dal fuoco per un periodo di 15 anni: vale a dire che un terreno colpito da incendio non può diventare area di edificazione, di pascolo, di caccia o di rimboschimento con finanziamento pubblico per un periodo di 15 anni. La speculazione edilizia, la necessità di creare nuove aree di pascolo, la possibilità di richiedere sovvenzioni per il rimboschimento delle aree colpite dalle fiamme non sembrano pertanto essere delle possibili motivazioni per i piromani operanti nel Parco del Pollino.
Dopo i devastanti incendi del 2007 significative somme sono state invece elargite a ben 17 associazioni di volontari di protezione civile che impiegano un totale di circa mille volontari, presenti sia sul versante calabrese che sul versante lucano del territorio del Parco Nazionale.  I piani antincendio programmati dall’ Ente Parco a partire dal 2008 e rinnovati fino al 2011 affidavano a queste associazioni il ruolo di sorveglianza tutela e prevenzione degli incendi boschivi nel territorio del Parco, elargendo un contributo annuale a ciascuna delle associazioni coinvolte. Il modello era quello dei contratti di responsabilità (rimborsi inversamente  proporzionali al numero di incendi registrati nel territorio del Parco),  le 17 associazioni di  protezione civile della Basilicata e della Calabria, ricevevano un totale di circa 180 mila euro all’anno.
Nel 2012 il Parco non ha rinnovato queste sovvenzioni, con una puntualità a dir poco sospetta sono arrivati gli incendi. Le associazioni di volontari sostengono dal canto loro che proprio i mancati finanziamenti hanno impedito di effettuare l’attività di sorveglianza e prevenzione che avevano svolto negli anni precedenti. In ogni caso le associazioni di protezione civile se non ricevono più il contributo annuale una tantum ricevono dei rimborsi per i singoli interventi di spegnimento effettuati. Personalmente ritengo che le associazioni di volontariato dovrebbero basarsi sul lavoro e sull’autofinanziamento di volontari disinteressati, il rischio della burocratizzazione degli apparati è altrimenti molto elevato.
Tra le altre cose, sarebbe interessante anche avere riscontro da parte del Corpo Forestale dello Stato dell’attività svolta per presidiare e tutelare il territorio in questa difficile stagione, ricordando che proprio la presenza del Parco Nazionale garantisce il permanere di forze numericamente molto consistenti sul territorio.
Infine dinanzi all’ oggettivo fallimento nella realizzazione del compito primo di un Parco Nazionale,  la tutela di un patrimonio naturalistico unico in Europa, sarebbe bello vedere almeno un gesto di dignità, di presa di coscienza. Vista la caratura dei personaggi coinvolti non mi sembra il caso di scomodare Gandhi o Martin Luther King, vorrei proporre come esempio una figura non certo eroica, ma che rispetto agli amministratori del Parco del Pollino giganteggia come uno straordinario leader politico: l’ex ministro della Cultura Sandro Bondi.
Al ministro Bondi fu chiesto a gran voce dall’opposizione di dimettersi dopo il crollo di un edificio degli scavi di Pompei. Al presidente del Parco Nazionale del Pollino Domenico Pappaterra dinanzi ai Pini Loricati secolari andati in fiamme cosa dovremmo chiedere?
Se fossi in vena di parallelismi assurdi direi che  Pini Loricati hanno un’importanza per il Pollino paragonabile a quella che hanno gli Uffizi, Pompei e Il Colosseo per il Ministero per i Beni e le attività Culturali.
Continuando con i parallelismi impossibili direi che se fossimo in Giappone per molto meno assisteremo ad un tradizionale suicidio rituale (Seppuku), il gesto estremo di un samurai dinanzi alla sconfitta.
Per fortuna siamo in Italia. E siamo sicuri che non accadrà un bel niente. 

Vincenzo Aiello

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