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Critiche all'Ente Parco e richiesta di dimissioni: le motivazioni delle associazioni


COMUNICATO STAMPA

Associazione ambientalista “il riccio” – Castrovillari, Associazione "No alle discariche" Castrolibero/Rende, Club Alpino Italiano – Sezione di Castrovillari, Forum “Stefano Gioia” delle Associazioni e dei Comitati calabresi e lucani per la tutela della legalità e del territorio, Italia Nostra - Pollino, Italia Nostra (Gruppo Nazionale Parchi e Biodiversità), Organizzazione Lucana Ambientalista, Pensieri Liberi Pollino Lungro-Castrovillari, Rete Difesa del Territorio  Franco Nisticò,  Associazione Forum Ambientalista Nazionale.
Non poteva essere altrimenti, la difesa del Presidente del Parco Pappaterra chi poteva farla se non gli amici di partito e quelle associazioni, anche se non obiettivo del nostro comunicato stampa, che si sono sentite in dovere di intervenire forse per giustificare i contributi che giustamente percepiscono annualmente per il Piano Antincendi Boschivi.  Però a nessuno è venuto in mente che se dopo cinque anni le associazioni ambientaliste hanno deciso di far sentire la propria voce chiedendo le dimissioni di tutta la dirigenza dell’Ente Parco e non solo del Presidente ci fosse una motivazione più profonda, molto meditata e consapevole. Questo non per continuare una “campagna elettorale” che le associazioni ambientaliste lungi dall’aver effettuato e dal voler continuare al contrario di chi sta evidentemente scaldando i muscoli in palestra (leggi Tribunale, Ospedale, etc.) per presentare la propria candidatura per le elezioni del 2013. La motivazione reale e più importante che si evidenzia nel comunicato stampa delle associazioni ambientaliste è che gli incendi, seppur tragici e devastanti, non rappresentano altro che la punta di un iceberg che naviga  in superficie su tutta l’area del Parco e che da cinque anni a questa parte sta creando solo sconquassi. Non è da qualche mese infatti, ma da più anni che le associazioni ambientaliste denunciano sugli organi di stampa e con approfonditi dossier -inviati anche a chi di dovere- le immani problematiche e priorità che la dirigenza di questo Parco ha ignorato volutamente. Allora considerato che è forse di difficile comprensione, per coloro che difendono l’Ente,  proviamo a riassumerle. Partiamo così dagli scempi autorizzati, realizzati o da realizzare, ai danni dell’ingente patrimonio forestale con la conseguente distruzione di numerosi ettari di bosco in una regione a grave dissesto idrogeologico. Parliamo della zona di Piano Cambìo in territorio di Verbicaro, di Piano Marolo, dell’intera  Serra del Prete, della Valle del Fiume Argentino, dove addirittura vige un paradosso, da una parte si autorizzano opere invasive in una delle più belle aree naturalistiche del Pollino, regno incontrastato della Lontra, e dall’altra però la Regione sigla con il Parco un accordo per la difesa e la salvaguardia del suo habitat naturale. L’esecuzione di un invasivo nuovo progetto  dell’Ente Parco, denominato “ripristino della sentieristica lungo il Fiume Argentino” (costo 246.000 euro circa per sette km di sentiero) ha previsto la realizzazione di otto ponti in cemento armato con allargamento della sede del sentiero quanto mai devastanti e deturpanti con conseguenze gravissime per l’habitat fluviale. Tre di questi ponti, ancor prima della loro consegna, sono già crollati mettendo in serio pericolo anche il corso naturale del fiume e chiudendo di fatto il transito pedonale sul sentiero (delibera comunale) a ridosso della stagione turistica. Succede così che mentre da un lato si autorizzano queste opere invasive, dall’altro si firmano patti per la tutela della Lontra oppure si piantano specie arboree utilizzando i fondi della Lottomatica mentre si tagliano i boschi più integri ed importanti del Pollino. Continuando con il famigerato progetto Arte Pollino (finanziato con un milione di euro dalla Regione Basilicata) che farà del Pollino la nuova Gardaland, con i suoi “Grandi Attrattori”, che ha ricevuto tutte le autorizzazioni per realizzare in piena Area Parco opere inutili con enorme spreco di denaro pubblico: l’Earth Cinema (un solco nel terreno di 45 metri per sette di profondità), RB Ride (una giostra gigantesca, con 12 braccia supportanti doppi seggiolini, per un totale di 24 possibili passeggeri, proprio sulla cima di una collina; una vista mozzafiato per un carosello dal diametro di oltre 16 metri, che ruota lentissimo -4 giri all’ora-; sempre a cura di Arte-Pollino a Cugno d’Acero nel Comune di Terranova del Pollino, spianamento di un pianoro per l’esposizione di 5 uova di pietra dell’altezza di circa m 1,5 dell’«artista» (?) tedesco Nils Udo; il “Teatro Vegetale” lungo il fiume Sarmento nel comune di Noepoli, progettato dall’«artista» (?) Giuseppe Penone, sottoposto a misura cautelare dal Corpo Forestale dello Stato. A Terranova del Pollino “un percorso tra gli alberi a circa sei metri di altezza e per quasi un chilometro e mezzo su un dislivello di circa 200 metri”; a San Costantino Albanese “uno skyflier”, da realizzare con una stazione di partenza e di arrivo nel campo di calcio del Comune (un impianto monofune che consente di vivere l’emozione di un salto nel vuoto a circa 60 metri di altezza). La realizzazione di una struttura in acciaio di 2 km per “uno scivolo di montagna” a Piano Ruggio. La realizzazione di una struttura per una finzione scenica dello sbarco dei Greci e giochi d’acqua megagalattici sulla diga di Senise con una gradinata che possa ospitare 5.000 persone (?). E ancora: lo scempio consumato per permettere la rimozione degli esiti di una slavina su Serra del Prete, quando mai uno spettacolo della natura è stato ridotto a pezzi per favorire un privato?; lo scempio ambientale perpetrato con il nastro di asfalto per la  Strada Toppo di Vuturo - Piano delle Mandrie nel Comune di Terranova del Pollino per  l’accesso ad una pista di sci di fondo, completata nella parte superiore ma non in quella inferiore dove rimane sterrata (?). A ciò è necessario aggiungere l’annosa questione della centrale del Mercure arrivata ormai, con il disinteresse di tutti gli Enti, al Consiglio di Stato; la caccia al cinghiale autorizzata in area parco con la scusa della caccia selettiva invece di prevedere un idoneo indennizzo da danni. Inoltre, possiamo sicuramente affermare che l’Ente Parco (nato nel 1993) si è distinto per la mancata realizzazione di una efficace e efficiente rete sentieristica (basti pensare che il Parco Nazionale della Sila, nato nel 2003, ha già una rete sentieristica forte di 700 km di sentieri con tanto di carte escursionistiche),  di una adeguata tabellazione con le indicazioni necessarie dei luoghi e delle località del Parco, di una carta dei sentieri, di una implementazione multimediale della sentieristica, di una adeguata promozione attraverso depliant e locandine. Del mancato funzionamento o deperimento dei rifugi montani; della chiusura permanente degli undici centri visita; della impossibilità di usufruire -nel periodo invernale- delle strade di comunicazione più importanti per l’accesso al parco ingombre di neve sino ad aprile inoltrato ma anche della mancata manutenzione delle stesse, nelle stagioni miti, tale da renderne difficoltoso il passaggio; della mancata approvazione del Piano del Parco, altra annosa questione. Insomma: un Parco per tutti ma non per gli escursionisti e gli appassionati di montagna. È evidente che in queste condizioni anche le essenziali norme di salvaguardia e tutela dell’area protetta in questi cinque anni non hanno trovato nell’Ente Parco un sostenitore adeguato e capace. Tutto ciò è gravissimo e dimostra ancora una volta come sotto l’istituzione del Parco Nazionale del Pollino (il cui Ente dovrebbe vigilare e quantomeno non concedere le autorizzazioni per i disastri elencati! ma negarle e occuparsi di ben altro) vengano perpetrati in realtà i peggiori scempi ambientali, con la scusa della promozione turistica e dello sviluppo. L’ideologia opportunistica del “rendere fruibile” la montagna al turismo di massa sembra ormai oltrepassare dovunque le esigenze della conservazione della natura e tutto a vantaggio delle ormai abituali cattedrali nel deserto che altro non sono che sperpero di denaro pubblico.
Infine, senza temere ombra di smentita, possiamo attestare che abbiamo provato ad abbondare i pregiudizi, abbiamo sin dall’inizio concesso la nostra massima collaborazione, abbiamo provato a metterci al servizio del Presidente (… finalmente un uomo che conosceva e proveniva dal territorio del Parco …), ci siamo seduti più volte attorno allo stesso  tavolo, abbiamo più volte  espresso le nostre perplessità e dato umili suggerimenti, oggi possiamo senz’altro affermare che i risultati sono stati veramente magri, siamo stati sempre inascoltati e a volte anche derisi per le cose che affermavamo. Quindi, se ce ne fosse bisogno, ribadiamo ancora la necessità di “cambiare rotta”, voltare pagina, ma il primo che dovrebbe cambiare rotta è proprio il Presidente insieme ai suoi collaboratori, dandoci un segnale serio o altrimenti è meglio che lascino.

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