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Grandi Attrattori: Parco Nazionale o Luna Park Pollino?



Si apprende con un po’ di meraviglia  l’avvenuta stipulazione della convenzione tra sindaci APT e Regione Basilicata per il piano di sviluppo relativo all’area Senisese-Pollino, con la creazione, al costo di ben 10 milioni di euro,  di quattro fantomatici “Grandi Attrattori”. Dico con meraviglia perché mai avrei pensato che tali progetti avrebbero potuto prendere piede nel Pollino, nella mia terra. Da ciò che si legge nei comunicati pubblicati sul sito internet della Regione Basilicata, l’impatto che le opere potrebbero avere sull’ambiente circostante è piuttosto allarmante; in secondo luogo lascia molte perplessità l’impiego di milioni di euro di fondi pubblici per iniziative che rischiano di portare alle solite cattedrali nel deserto: fatto, aggiungo, che potrebbe comportare in futuro anche un danno non irrilevante all’immagine pubblica del nostro territorio. Ad essere chiamato in causa è il modello di sviluppo che si prevede per il Pollino, che come stiamo apprendendo, non è più basato su tutela, conservazione e valorizzazione dei beni naturalistici e storico-culturali, sull’agricoltura e l’allevamento, nel rispetto delle comunità locali, com’era più o meno negli intenti originari che condussero alla costituzione del Parco... Il progetto dei Grandi Attrattori, già iniziato con ArtePollino, è infatti sintomo di un andazzo preoccupante che rischierebbe, se continuasse, di deturpare paesaggi, di banalizzare alcuni ambienti del Parco e di annichilire paradossalmente  quelle stesse potenzialità  che il Pollino ha in nuce, proprio grazie alla fortunata circostanza che fa delle nostre montagne aree ancora (ma fino a quando?)  incontaminate e prive di strutture deturpanti come funivie, impianti di risalita, rifugi d’alta quota e altre strutture turistiche di forte impatto visivo. E’ questa caratteristica il grande “attrattore” del Pollino, altro che scivoli o passerelle! Sulla questione Grandi Attrattori invito a riflettere su alcuni nuclei problematici che a mio avviso  appaiono rilevanti:
1. L’ideologia che sta alla base di questo progetto di sviluppo è che le bellezze del Pollino non bastino alla promozione turistica; si rende necessario un “valore aggiunto”, rappresentato appunto dalla funzione catalizzatrice detenuta dai Grandi Attrattori: in pratica è come se dicessimo che passerelle, scivoli, funivie e opere d’arte attrarrebbero più visitatori delle bellezze naturalistiche del Pollino, ovvero surclasserebbero l’attrazione rappresentata dai suoi paesaggi, dagli sport di montagna in aree wilderness, dai suoi borghi antichi, dalla gastronomia e dai prodotti tipici. E’ legittimo domandarsi in proposito se le autorità (locali e nazionali) preposte alla programmazione dello sviluppo economico abbiano fatto  tutto il possibile per invertire il trend di povertà, emigrazione e abbandono del territorio che da anni purtroppo interessa il territorio del Pollino… Le bellezze del Pollino “non bastano”, o invece non sono state “valorizzate” abbastanza, attraverso una promozione che prenda corpo prima di tutto dalla tutela, conoscenza e conservazione del patrimonio naturalistico, ma anche storico-culturale e archeologico? Se il Pollino non è competitivo è perché fa schifo o perché esistono problemi di varia natura che andrebbero affrontati con competenze e seria volontà politica, magari coivolgendo le migliori energie creative giovanili  e professionali presenti nelle comunità locali? E poi si può pensare di demandare al solo turismo le prospettive di sviluppo economico di un territorio? Inoltre vorrei aggiungere che in una fase di crisi economica come questa è abbastanza illusorio pensare in uno sviluppo miracoloso che prenda corpo da tre o quattro attrattive da Luna Park. E comunque i Grandi Attrattori non sono una novità. Già all’interno del Parco  il progetto ArtePollino ha avuto come obiettivo l’installazione di opere d’arte contemporanea, il cui contributo allo sviluppo turistico è alquanto dubbio, visti i risultati… e questo a spese di milioni di euro che forse potevano essere indirizzati in maniera più opportuna (per non parlare dell’impatto sull’integrità dell’ambiente naturale e sul paesaggio che presentano alcune opere già realizzate o in corso di realizzazione come le uova giganti di Nils Udo)! Qualcuno si è chiesto quali tipi di benefici le comunità locali abbiano ricevuto da tali altisonanti opere d’arte postmoderna? E’ una prova che già basta a smentire il progetto di sviluppo integrato per il Pollino. Svluppo a parte, in questo articolo si richiamano comunque i problemi inerenti all’impatto paesaggistico di tali opere.
2. Mi pare che le considerazioni  con cui viene liquidato il problema dell’impatto ambientale che presenterebbero i Grandi Attrattori  sia viziato quantomeno da superficialità. Se è vero che, come afferma l’onorevole De Filippo, i grandi invasi come la diga di Senise sono frutto dell’opera dell’uomo non mi sembra, sprattutto  in alcuni casi, che “gli interventi previsti saranno poco invasivi tali da essere vissuti, in pochi anni, come elementi integrati nel paesaggio” (non entro nel merito della questione diga di Senise, visto che a rigore nemmeno dovrebbe essere compresa, a mio avviso, nel Parco). Prendiamo come riferimento i due casi più eclatanti e noteremo che l’impatto ambientale esiste eccome e che i progetti previsti siano viziati quantomeno da schizofrenia:
Piano Ruggio. Certo, è attraversato da una strada e c’è un rifugio, ma è un’area di grande valenza naturalistica, uno dei più bei pianori d’alta quota, che già così com’è è un “attrattore”. Il tubo d’acciaio non farebbe altro che banalizzare d’un colpo la bellezza del luogo. Sta di fatto che il Rifugio De Gasperi è chiuso da tempo e in stato di abbandono; qui la prevista pista da sci di fondo non ha mai funzionato e la strada spesso d’inverno non è libera dall’innevamento, tanto da creare grossi problemi a quelle guide che portano le comitive di turisti in montagna, d’inverno come d’estate. Mi sembra un’assurdità tenere chiuso un rifugio, non pensare alle possibilità offerte dallo sci, non provvedere alla manutenzione della strada e progettare intanto fantomatici scivoli d’acciaio!
Rifugio Segheria-Piano di Jumento: una passerella tra gli alberi alta sei metri dovrebbe portare i turisti alla pista da sci di fondo situata nello spettacolare Piano di Jumento (anche questo un punto panoramico è già di per sé un attrattore, se solo si considera la veduta di Serra di Crispo e Serra delle Ciavole ammantate dalla foresta di faggio-abete bianco che è possiblile ammirare da qui!). Già si sta costruendo da quelle parti una discutibile strada asfaltata per accedere alla pista, che ha danneggiato  l’ambiente integro di Toppo Vuturo: adesso ci voleva anche la passerella per permettere ai turisti sciatori di andare a piedi? Ben venga la pista da sci, aiutiamo i gestori e il comune attraverso una seria promozione turistica, ma senza cemento e inutili passerelle! Vorrei ricordare poi che, come il De Gasperi, anche il Rifugio Segheria è chiuso e si può dire che non abbia mai funzionato. Anche là si costruì con la scusa del turismo… sta di fatto che è rimasta una struttura abbandonata. Ma torniamo alla passerella. Un intervento che prevede  “ piattaforme osservative, illuminazione, percorsi alternativi, punti panoramici, e pannelli informativi che arricchiscono il percorso principale e ne fanno un'attrazione di carattere ludico-educativo per grandi e piccini” vi sembra a zero impatto ambientale? La faggeta di Toppo Vuturo e Piano di Jumento è ad alta valenza naturalistica e una passerella del genere non è vero che “ si integra perfettamente nel paesaggio circostante”. Se una passerella e un tubo d’acciaio non sono invasivi, allora nulla è invasivo, allora anche i mostri di cemento che hanno deturpato le povere coste del mediterraneo “si integrano nel paesaggio”…
3. Il progetto integrato di sviluppo appare come un’iniziativa calata totalmente dall’alto, ovvero programmata da agenzie di sviluppo economico come l’APT e dagli organismi dirigenti della Regione, che si muovono in questo caso come burocrazie autoreferenziali ed avulsi dai contesti territoriali locali. Evidentemente si approfitta della situazione di grave crisi in cui versano i comuni del Pollino, i cui sindaci si vedono subito disponibili ad avallare tali discutibili progetti appena si presenta la possibilità che arrivino dei soldi. Certo non vanno giustificati, ma vanno quantomeno compresi  perché sono trattati come l’ultima ruota del carro. La responsabilità maggiore risiede in alto, e in questo caso negli organismi esecutivi della Regione Basilicata. Purtroppo ho l’impressione che ragionare con questa mentalità di sopravvivenza (per non dire miserevole) tipo: “intanto sfruttiamo questi fondi, poi vedremo”, non porterà alcun tipo di sviluppo per i paesi del Pollino, per i lavoratori e i giovani.  Suvvia, siamo seri. Ammettiamo che ci sono soldi disponibili da sfruttare per buttare un po’ di cemento in giro e non scomodiamo lo “Sviluppo”! E’ un fatto che ormai da tempo l’emigrazione giovanile, la disoccupazione e lo spopolamento dei  paesi del Pollino sembrano  inarrestabili. Non mi sembra che  qualche scivolo o uno spettacolo sulla Diga di Senise ci salveranno: e non è certo deturpando l’ambiente al costo di milioni di euro, piuttosto che conservandolo, che miglioreremo la nostra situazione. In tale quadro resta poi discutibile la situazione dell’attuale  Parco Nazionale, un organismo ormai orientato a sostenere anch’esso  questi progetti faraonici e spesso contrastanti con le finalità che un parco nazionale dovrebbe perseguire: basta ricordare l’ambigua posizione nei confronti della centrale Enel del Mercure, ArtePollino, Centri polifunzionali, sentieri cementificati realizzati da ditte edili… e chi più ne ha più ne metta. Se continua così, oltre a chiedere la dismissione di quello che è quasi diventato un organismo di cui non si capisce la funzione,  dovremo cambiare la denominazione del Parco: da Parco Nazionale del Pollino dovremo rinominarlo Luna Park Pollino.
Un’ultima cosa, da cittadino, la voglio dire. Di sicuro in un periodo in cui certe organizzazioni politiche come la Lega Nord accusano la classe politica meridionale di parassitismo e spreco di fondi pubblici, iniziative come il “progetto di sviluppo integrato” non aiutano certo a smentire un’affermazione così pesante…
Indio



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