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Orsi "domestici": botta e risposta tra l'Ente Parco e Franco Zunino



Ancora orsi in cerca di cibo
Un problema mistificato da successo!

E’ di eri la notizia di un orso che si sarebbe avvicinato alle case di una frazione di Campoli Appennino alla ricerca di cibo. Un fatto che denota l’acutizzarsi di un problema sempre più grave per la sua conservazione, ma che la stampa ha trasformato in un successo turistico. La ragione di questi fenomeni sempre più frequenti è molto chiara: gli orsi non trovano più risorse alimentari nel territorio del Parco e lo vanno a cercare sempre più in basso, sempre più verso le vallate esterne, e  quindi sempre più vicino ai paesi.
Nonostante questo, i giornali hanno trasformato questa notizia in un fatto turisticamente positivo (ed è comprensibile, vista la grande ignoranza dei problemi ambientali da parte di tanti giornalisti, sempre sensibili ad un animalismo di facciata), come è comprensibile che entusiasmo esprima il Sindaco di Campoli, che giustamente più che a difendere l’orso deve pensare a risollevare l’economia del proprio paese. Ma se l’orso selvatico dovesse mai giungere ad avvicinarsi a quello tenuto in cattività nella ormai famosa “fossa di Campoli”, questa notizia non sarebbe positiva, ma segno di un declino inarrestabile della popolazione dell’Orso bruno marsicano (con l’augurio che mai debba scavalcare quella recinzione per raggiungere il suo compagno prigioniero!). Una sconfitta, non un successo!
Nonostante questo, l’Ente Parco e gli studiosi di cui si circonda, continuano a sostenere l’inutilità di intraprendere iniziative di incentivazione dell’agricoltura e della pastorizia ovina nel territorio protetto ed in quello ad esso marginale: “l’orso ha grandi risorse naturali a disposizione”, essi sostengono. Però, intanto, l’orso scende sempre più a valle a cercare le risorse “domestiche” alle quali da generazioni e generazioni era abituato, tanto da potersi quasi dire che sia nel suo DNA l’esigenza di pecore, puledri, vitelli, grano, granoturco, mele, uva ed altre risorse (come gli alveari, che l’orso di Campoli è andato a cercare a casa del capo dei vigili urbani di Campoli Appennino).
L’orso bruno marsicano è anche una risorsa turistica; ma lo è preservando l’idea della sua esistenza tra quei monti ed in quelle foreste, non trasformandolo in un animale da baraccone che per forza tutti devono vedere. Diritto di tutti è preservarlo selvaggio, non osservarlo, magari addomesticato a razzolare nei cortili o, peggio, attorno ai bidoni di rifiuti!

Murialdo, 7 Ottobre 2010                                            IL SEGRETARIO GENERALE
                                                                                                       F.to Franco Zunino




comunicato dell'Ente Parco al quale si risponde.

Pescasseroli. - Sempre più spesso appaiono comunicati che, occupandosi di fatti molti dei quali del tutto naturali, riguardanti l’orso bruno marsicano, inducono i media a scrivere, sovente, cose inesatte e a dare notizie a volte non rispondenti alla verità.
Ad esempio, la notizia che un orso si è avvicinato a una frazione di Campoli Appennino, non dovrebbe essere una notizia, visto che la popolazione di orsi marsicani da sempre utilizza quei territori. Non si tratta, come sostengono alcuni pseudo ricercatori, di animali ormai  "domestici", che scendono a valle perché "non trovano più risorse alimentari nel territorio del Parco".  Molto più semplicemente si tratta del normale uso del territorio da parte  di animali che esplorano abitualmente parecchie centinaia di chilometri quadrati, incontrando giocoforza attività umane, infrastrutture, residenze. Altra questione è quella di qualche esemplare cosiddetto "problematico".

Questi episodi, che sicuramente vanno attentamente seguiti, denotano – al contrario di quanti ritengono che solo con il catastrofismo si possa fare notizia – una tendenza della popolazione ad espandere il proprio territorio: si ricorda al proposito che negli ultimi 3 anni  sono state segnalate almeno 22 nascite di nuovi piccoli, a testimonianza della vitalità della popolazione di orsi.

A parte le ricerche in corso, testimoniano come le risorse alimentari a disposizione dell’orso siano più che sufficienti, l’Ente  ha comunque ripreso, anche se in misura modesta per mancata risposta da parte degli agricoltori interessati, la campagna alimentare e la piantumazione di alberi da frutta in zone strategiche per la presenza del plantigrado.  Risulta comunque abbastanza chiaro che quando qualche esemplare ha a disposizione risorse "domestiche" di facile reperibilità tende ad approfittarne.

L’Orso, storicamente,  si è sempre avvicinato ai centri abitati. Poi,  avvistare qualche esemplare al di fuori degli stretti confini del Parco non può che essere di buon auspicio per il futuro della specie.
 
Quanto al sostegno alle attività agricole e di allevamento, mai come ora il Parco è stato vicino alle categorie interessate, spesso incoraggiando e incentivando le attività e la realizzazione di strutture produttive, allo scopo di sviluppare, in modo compatibile queste attività, dando loro la precedenza rispetto ad altri settori.
 

In questo caso, quindi, sono i fatti  che parlano, e non valgono le chiacchiere di chi crede di essere, non si sa a quale titolo, il depositario del sapere assoluto.
Sul piano più strettamente scientifico verrà presto dato riscontro, confutando nel merito tutto quando di inesatto e, a volte, volutamente strumentale, è circolato e continua a circolare nei comunicati e siti di associazioni più o meno fantomatiche.  

Replica di Zunino


1. L'Associazione Italiana per la Wilderness non è un'associazione "fantomatica", ma un'associazione riconosciuta dal Ministero dell'Ambiente.

2. Gli orsi si sono sempre avvicinati ai paesi ed è vero, solo che ora lo stanno facendo in un modo assai più "vicino"; un tempo erano gli stazzi nei pressi dei paesi che venivano assaliti, o gli apiari. Mai si era verificato che gli orsi scorrazzassero per le case; mentre oggi non è un caso, ma quasi una regola (solo di recente: Scanno, Bisegna, Settefrati, ed ora Campoli).

3. Il fatto stesso che si riconosca l'esistenza di orsi "problematici" già la dice lunga su questo problema. Un problema che non esisteva (non era mai esistito!) fino a circa dieci anni or sono.

4. 22 piccoli in tre anni non è una grande novità: è un fatto naturale il cui merito non appartiene né all'uomo né tanto meno all'Ente Parco. E' semplicemente la norma, e magari forse anche no, perché significano solo 7 orsi all'anno, ai quali vanno sottratti quelli morti ed i cuccioli (circa 50% almeno) che non raggiungono l'età adulta).

5. Che le risorse naturali siano più che sufficienti lo dedusse già il sottoscritto 40 anni fa. Il problema è che l'orso va a ricercare quelle più comode ed appetitose (agricoltura ed allevamento). Ed anche questo fu già riscontrato dal sottoscritto  40 anni or sono.

6. Le tante (troppe, perché inutili!) piantagioni di mele effettuate negli ultimi anni non servono a nulla, perché se mai arriveranno alla produzione, sarà tra molti anni, e saranno subito distrutte dallo stesso orso. Di incentivi all'agricoltura non ne sono affatto stati dati, neppure nella Vallelonga dove sarebbe stato (e sarebbe ancora) necessario offrire prima che sia troppo tardi (cioè, che cessi del tutto questa pratica). La stessa iniziativa proposta dall'AIW e ad essa essa "delegata" e stata, si fa per dire, dal Parco "boicottata" semplicemente applicando la burocrazia, da altri organismi locali, pur interessati, semplicemente ignorata.

7. Anche il famoso Tassi sosteneva che gli orsi fuori Parco erano segno di una crescita della popolazione. Per favore, non si inizi anche oggi con questa manfrina, per nascondere il fatto che nel Parco di orsi ce ne sono sempre di meno!

8. Il sottoscritto non ritiene di conoscere la verità assoluta dei fatti, ma ritiene di conoscere abbastanza l'orso, le sue esigenze ed il suo territorio, tanto da poter scrivere quello che ha scritto e che scriverà ancora. La verità assoluta non è neppure quella dell'Ente Parco o degli studiosi, anzi, spesso la loro è una verità assai discutibile, con punti mai ben chiariti.

9. In quanto ai riscontri "strettamente scientifici", ben vengano. Sperando che poi si cominci (finalmente!) a fare qualcosa di veramente concreto per salvare questo benedetto orso. Il sottoscritto sarà il primo a lodare le iniziative del Parco, quando i risultati si vedranno veramente, e non siano solo dichiarati tali sulla carta (come quelli del PATOM, tanto per fare un esempio: un bel documento, ma raramente applicato, specie quando si è trattato di bloccare progetti milionari).

10. Correttezza vorrebbe che i comunicati stampa siano inviati anche ai soggetti cui essi sono rivolti. Il sottoscritto non ho mai evitato di inviare i propri all'Ente Parco o ai Comuni ancorché di critica. E' una questione di correttezza, libertà di pensiero ed espressione e di rispetto delle regole di convivenza e dialettica democratica e civile.

Franco Zunino
Segretario Generale AIW



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